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La prossemica, intesa come scienza delle distanze che variamente l'uomo interpone fra sé e gli altri, è soprattutto una scienza d'amore: soltanto chi è lontano, infatti, può essere desiderato. (dalla quarta di copertina)
Il tema dei rapporti di possessione è stato ricorrente in molte opere di questo autore ma ora, durante la lettura, una sorta di capovolgimento sinestetico trasporta dalla vista al tatto un movimento di ribellione della materia poetica al dominio delle ossessioni autorali. Un conflitto dilaga e l'uscita altro non può essere che ristabilire la distanza tra materiali poetici insorgenti di furore algido. Non è quest'ultima definizione ossimorica che compiace una sbrigativa enunciazione di un punto di forza e fascino di questo volume, quanto rappresentabile frizione verbale tra i potenti contenuti emotivi che caratterizzano la poesia di Rossano Onano e il suo controllato esercizio di scrittura dalla precisa linea formale nella quale le incursioni della scienza, e della medicina in particolare, appaiono quali funzioni disciplinanti il disordine emotivo e relazionale dell'uomo. Ma non si creda che l'autore, medico psichiatra di professione, confidi troppo in questa possibilità, e allora ciò che sarebbe spiegabile e controllabile in linea di ragione, diviene caos fantasmagorico e incontrollabile di imperiosità emotiva. La poesia di Rossano Onano, in questo come nei precedenti libri, è abitata da ostesse voluttuose, figlie omicide, ladri e mercenari, mercanti e mallevadori. Guerrieri di scarsa nobiltà e anime folli sofferenti e bianche. Masse in movimento talora insorgono dai versi e lacerano lo spazio solitario della lettura, precipitando sul lettore che deve farsi spazio in una storia che, non è facile capire come, sente riguardarlo da molto, molto vicino. In Esercizi ragionati di prossemica è la scelta osservativa che dà personalità propria e distinta a questo testo rispetto agli altri, ovvero l'aver messo al centro la difficoltà contemporanea dell'essere umano rispetto allo stare in relazione. Una relazione che non è solo interpersonale e intrapersonale, ma anche con la storia, la religione, la morale, la scienza. L'oscillazione tocca gli estremi della fusione e della scissione più totale, come è dato di ascoltare dalle dieci mogli dell'harem (ivi, sezione 5, p. 57) "Quando il sole s'ammara, dice la moglie (numero 1): io | non son degna di seguire il mio Signore perché affetta | da depressione maggiore, sono priva di dimensione | temporale dell'esistenza, vivo l'eterno presente senza | speranza dì redenzione oppure d'un ilare movimento | del cuore, il Signore mi possiede ma io spalanco una tana | vuota occupata da un animale sordo, senza gioia | o dolore, che chiude lo spazio solamente, resto immobile | e muta, non lo guardo neppure negli occhi, non posso | deludere così la celeste letizia del suo camminare". Lo stesso esordio dei primi due versi accompagna questo tormentoso catalogo muliebre, sino alla decima moglie che neanche la normalità rende paga: "Quando il sole s'ammara, dice la moglie (numero 10): io | non son degna di seguire il mio Signore perché affetta | da una forma chiarissima di normalità, mai un colpo d'ala | d'angelo o dèmone coatto mi ha sfiorato, uso concetti | distesi come ad esempio chi muore tace chi vive trova | pace, oppure è meglio l'eunuco vivo che l'imperioso Signore | trapassato, pratico le sveltine fuggitive con rapido | passaggio al bidè, ancora meglio sarebbe una crociera | su isole oceanine, si mormora di scarsa attitudine | riproduttiva, infatti, di progressiva disaffezione di cuore". Rossano Onano pare tentare la via della repertazione, catalogare, ordinare, ricorrere al numero d'Avogadro quanto al teorema di I-l. C. von Baeyer (ivi, p. 11) per capire cosa ci accade, cosa accade al senso vero di questa umanità dolente la cui impossibilità di proiettarsi ancora nella prosecuzione della specie ("la scarsa attitudine riproduttiva") produce l'impossibilità di rigenerarsi nella vitalità dei cuori ("di progressiva disaffezione di cuore"). Volute di fumo acre si levano da questi versi, esordi di battaglie e commerci d'armi, clangori di guerra e abbandoni nella dolcezza fuggevole "della tua | mano di pitonessa mirra (...)" (ivi, p. 74), spezia di purificazione e cura che in questo verso si appaia ad un atto sessuale compassionevole, attraverso cui si può accedere ad una illusa equanime distanza. La sessualità e l'erotismo si ritrovano nel testo quali esuberanti argomenti di poetica che meglio di ogni altra funzione/espressione dell'uomo mettono in crisi ogni paradigma prossemico. Metamorfici e metaforici chiedono al lettore un atto di ritrazione laterale che gli permetta di non fuggire, ma fermarsi a guardare vecchie languorose e carnefici ammalianti, sottomissioni e domini che apparentano evocazioni arcaiche e fantastiche della commedia umana con quelle a noi prossime e crudissime che, sotto mentite poetiche spoglie, l'autore preleva dalla cronica miserrima del quotidiano. Cercare l'altro sino a scuoterne l'anima dovunque essa alberghi nell'altrui corpo. Ma l'atto sessuale denuncia la sua sconfitta quando, nell'assoluta intima fusione, moltiplica ogni distanza. Così, verso dopo verso, in una costruzione portentosa di equilibri arditissimi, entriamo, usciamo e ritorniamo dentro la densità di questo libro. Impauriti e attratti dall'eterna contesa tra bene e male, amore e odio, sessualità ed erotismo, guerra e pace che Rossano Onano non si assume compito di rimediare quanto di portare a paradossale vicinanza e con l'ausilio di una amorevole compassione restituire la fragilità alla forza e la domesticità all'agone. Su tutto rimane solida e altera l'invocazione di questo poeta in apertura della sezione conclusiva del volume: "Ma soprattutto irrisolto è il problema della giusta distanza da sé, quale parte trasmigra e dove; quale distanza dovrà congetturare, nel caso, per desiderare, desiderare ancora". Canto del desiderio, dunque, si leva da questo libro. Un desiderio di partecipazione alla molteplice e inclassificabile possibilità d'esistere di cui il linguaggio furioso di Rossano Onano è insopprimibile testimone. La scelta della lingua, infatti, raggiunge un esito estetico avvincente proprio perché si estranea dal bisogno di piacere e da questa posizione accede ad una provvida libertà da cui non esula timor panico, senso di perdita, percezione di instabilità. La ricchezza del lessico, la precisa scelta linguistica e la stabilità formale configurano una dimensione strutturale forte tanto da poter contenere le eversioni inventive, gli inserimenti di elementi antipoetici, alla base dei quali si staglia una severa assunzione di responsabilità dell'autore nei riguardi del caos che agita attraverso la parola e che solo nella compiutezza della lingua ritrova una dimensione di riconoscibilità quale discorso tra umani. L'impressione è che la lingua di questa poesia sappia agitare zone del nostro sistema cognitivo e mnemonico dimenticate, presenti in noi senza il nostro riconoscimento. Essa crea movimenti di attenzione, tensione e poi amore o repulsione in proporzione pari al grado di piacere o timore del riconoscimento che possa risvegliarsi nel lettore. Si riconosce la crudezza assorta della vita e la sua tenace capacità di tenerci agganciati ad essa. A dispetto dell'insensatezza e del dolore, solo la perseverante esondazione del desiderio pare rimanere unica prova di una valevole esistenza in vita. E la poesia se ne fa testimone. ROSSANO ONANO, APPUNTI RAGIONATI Dl PROSSEMICA, BOOK EDITORE, 2002 Mariella De Santis Smerilliana, gennaio-giugno 2005 |
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