|
Da parecchi anni vado sostenendo l’importanza di alcune voci poetiche di quella poco esplorata marca di confine che è la Puglia. Qui, fin dagli anni Ottanta del Novecento, si è imposto all’attenzione della critica più attenta alle periferie letterarie nostrane un folto manipolo di poeti e poetesse pugliesi, che non hanno nulla da invidiare ai migliori colleghi delle altre regioni italiane. Già in Periferia centrale. Percorsi della poesia italiana nella Puglia degli anni ’80 (Levante, Bari, 1990), oltre a fornire la prima disamina delle “Tesi di Lecce”, analizzavo criticamente autori di notevole spessore, come Daniele Giancane, Ada De Judicibus, Rino Bizzarro, Enrico Bagnato, Angela De Leo, Domenico Di Palo, Vittorino Curci, Anna Santoliquido, Michele Capuano e altri. Poco dopo, nel 1994, per la Forum/Quinta Generazione di Forlì, con lo stesso Giancane, presentavo la corposa antologia La poesia in Puglia, in cui spiccavano, oltre agli antologisti e ai precedenti poeti, Lino Angiuli, Edo Carella, Pietro Gatti, Angelo Lippo, Rita Marinò Campo, Biagia Marniti, Gianna Sallustio, Edio Felice Schiavone, Cristanziano Serricchio, Grazia Stella Elia, Gerardo Trisolino, Michele Urrasio e altri. A dar man forte, e non certo per la prima volta, giungeva Angelo Lippo con una fitta Rassegna della poesia pugliese contemporanea (Portofranco, Taranto, 1997), che segnalava, tra gli altri, Giovanni Amodio, Nicola De Donno, Marco I. de Santis, Francesco Granatiero, Anna Marinelli, Michele Martinelli e Rita Santoro Mastantuono. Toccava poi nuovamente allo scrivente tornare alla carica nel polemico volume Vertenza Sud. La poesia nelle regioni dell’Italia meridionale (Besa, Nardò, 2001), curato da Giancane, non solo per segnalare en passant autori come Renato Greco e Roberto Fuiano e antologizzare un campione esemplificativo di poeti pugliesi, ma anche per rilevare come il Postmoderno in poesia fosse approdato a Bari già nel 1983, mentre a Milano sarebbe sorto in ritardo solo nel 1989. Queste e altre succose puntualizzazioni sul Neomoderno e sulle aperture “mediterranee” e “balcaniche” della rivista «La Vallisa» le facevo nel saggio Puglia: una poesia di frontiera.
Ritroviamo così Ada De Judicibus Lisena di Molfetta, poetessa dal canto limpido di timbro classico, immersa in una pensosa contemplazione, folgorata dall’«arcano corale dell’attesa», protesa all’eterna ricerca dell’«attimo concluso», dei «giorni sognanti e veri», degli istanti puri e perfetti che danno luce alla bellezza nascosta del mondo e barlumi di senso estatico alla vita. Tra le nuove voci poetiche emerge Lucio Carmelo Giummo, oriundo di Trapani, affabulatore d’intensa meditazione, che si affida a versi cadenzati, attenti al paesaggio e ai moti dell’anima, attraversati da un relativismo ancora fiducioso nelle possibilità dell’uomo. Se ci fermiamo alle liriche proposte in questa collettanea, Anna Marinelli di S. Giorgio Ionico si consegna ai lettori soprattutto come poetessa dell’amore ad ampio raggio: amore come passione, amore come tenerezza, amore come altruismo, amore come solidarietà, amore come incanto. Invece Rita Marinò Campo da Taranto si conferma autrice di forte tempra religiosa, capace di riscattare il dolore nella saggezza, nella fede, nella speranza e nel dono di sé, i soli valori capaci alzare argini «contro il vuoto che nulla può colmare». Dal canto suo, Michele Martinelli di Valenzano propone riflessioni seriali sulla vita, sulla storia e sull’arte, risolte fulmineamente in frammenti, guizzi e aforismi. A sua volta, Rita Santoro Mastantuono di Ceglie Messapica ci presenta un microcosmo intessuto di sogni, canti di luna, aliti di vento, lacerti esistenziali, avversità della sorte, voglia di tenerezze, intenta alla ricerca «dell’oro diluito delle favole», diuturnamente in attesa di «segnali / per poter andare». Infine, Edio Felice Schiavone di Torremaggiore propone dense pagine di risentita poesia civile, che fissa l’obiettivo sul caos del mondo e sulle mille storture umane e sociali. Degno completamento del volume sono le suadenti prove d’autore di sette operatori visivi contemporanei pugliesi, vale a dire Anna Amendolito, originaria di Napoli, Nicola Andreace di Taranto, cui si deve anche il progetto grafico della plaquette, Vincenzo De Filippis di Grottaglie, Maria Teresa Di Nardo da Carosino, Antonio Gigante di Lecce, Pietro Guida, oriundo di S. Maria Capua Vetere, e la giovane Carmen Manco di Taranto. Di ciascuno sono presentati da Lippo cinque fascinosi lavori, tutti riprodotti a colori, che, pur nella loro autonomia artistica, fanno suggestivo pendant ai poeti compagni di viaggio in questa meravigliosa landa di Puglia. |
|
|