| |
Sandra Vergamini (1964)
è piemontese,
trapiantata in Toscana. Impiegata in attività bancaria,
è intensamente
portata alla creazione poetica per esprimere se stessa attraverso i sentimenti
più intimi, quali il dolore e l'amore. Una personalità poliedrica, quindi,
fortemente provata ed abituata ad una celerità di determinazione netta,
incisiva, puntuale. Lo rivela già nella prima poesia della raccolta, La voce
dei sogni, pubblicata da Maria Pacini Fazzi Editore, attraverso una
scaltrita utilizzazione della metafora. Il primo verso, "Una freccia scoccata
dalla sorte", crea un'atmosfera sospesa, satura d'inattesa drammaticità
ancora sconosciuta; l'ultimo verso, per contro, s'attarda nel ritmo discendente
per indicare la consapevolezza d'un dolore proiettato in una durata
interminabile nel tempo, "La ferita geme tutta la vita".
In queste indicazioni di poli estremi credo che vadano cercati i
motivi sostanziali dell'ispirazione di Vergamini.
La seconda sezione è materiata prevalentemente dal sentimento
d'amore, ora pacato, ora sofferto, ora come motivo di trepidazione, ora
avvertito come estasi di piena realizzazione. Il più congeniale credo che sia
quest'ultimo. Ad esempio, in Quiete, a pag. 54, è felicemente reso
"come magico fluire | di pace sommessa". Coerentemente la stessa
determinazione assume la sensazione traslata metaforicamente sul pomeriggio, "
... fuori del tempo | sospeso tra l'incedere e l'arresto".
Ogni interesse
è dedicato alla sensazione: che questa risulti incisiva
ed essenziale nella stringatezza. Ad esempio, a pag. 68, in Emozione, "La
goccia scivola | piano dentro il mio cuore | ed
è già un lago".
Altro
aspetto da considerare nella poesia di Vergamini è una tendenza, insistentemente
nella prima sezione, verso una sorta di poesia della mancanza: una poesia che
vorrebbe essere un ritorno, ormai impossibile, agli affetti perduti. Questi sono
espressi ora in temi di dolore inconsolabile per il padre o per la madre, ora
sciolti in una leggerezza elegiaca, la quale mette a nudo il rimpianto e la
nostalgia di ciò che fu
e
non c'è più. Sotto quest'ultimo profilo emblematica è la poesia Torino, a
pag. 29. La città non esiste più nella bellezza, nella quiete, negli amici di un
tempo. Ma,
a
rifletterci meglio, non esiste più la giovinezza della poetessa.
| |
 |
Recensione |
|