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Il poeta e una personalità poliedrica, estroversa, che
spontaneamente riversa sulla pagina il suo mondo interiore genuino, instabile,
immediato, "E viaggio: | non so dove | verso un destino | che vuole" (p. 24).
Ora egli avverte la vitalità della natura, "Alba d'autunno | ... | cresce quasi
per incanto | la tua Luce | come una gioia" (p. 24 ); ora egli è tormentato
dalla consapevolezza della morte. Quest'ultimo tema è sviluppato come presa di
coscienza ed allora il tono diventa serioso, meditabondo, sapienziale, "Nessuno
ha mai visto | in faccia la morte, | perché chi la conosce | ha pur la sua tomba
| con sopra la croce" (p.14). Altre volte il tema della paura è affrontato con
disinvolta ironia e con uno sviluppo sbarazzino: il poeta tenta una
trasposizione surreale dotata di naturalezza e semplicità, che sembrano vere e
reali, "Il mio cadavere | è stato trovato | domani " (p.15). La stessa
naturalezza sorniona traspira dalla pacatezza di una considerazione che
sembrerebbe a tutta prima innocente, "Al mio funerale, | non mi ci son proprio
sentito d'andare, | ma di forza | mi han voluto portare ". Si conclude l'ironia
con un tono di rispettabilità ossequiosa, ma che nella sostanza risulta un
travestimento di mascherata ipocrisia, "I parenti | costernati e |
addoloratissimi | ringraziano per l'eredità" con quel "addoloratissimi"
piantato al centro per creare vistosa e smargiassa ostentazione.
Il poeta è dotato di spirito espansivo: vorrebbe
abbracciare l'umanità, raccoglierla in una sana vitalità e liberarla degli
ostacoli che si oppongono alla fratellanza ed all'unione. Per questa espansione,
"il flume del mio palpito" trova per simbolo dell'unione il ponte della
sensualità, "La pura sensualità | respinta di natura | getta un ponte | fra le
anime isolate" (p. 52). La stessa
leggerezza cristallina si ritrova nella sensazione dei limiti dell'esistere,
nella fragilità consapevole dell'essere.
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Recensione |
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