L’Aids,
ma anche la morte, la fatalità, l’estremo sono i temi della poesia di Ruffilli
nel suo ultimo libro La Gioia ed il Lutto. Su un tema come la morte
è stato detto tutto ed il contrario di tutto.“Requiem” sulla perdita del padre
della Valduga e “Canzoniere della Morte” sulla triste vicenda del poeta
salentino Toma sono due esempi di come si fa poesia sulla morte. Ruffilli può
aggiungersi con questo suo testo nella ristretta cerchia di autori che hanno
saputo centrare l’argomento.
Perché il
lutto | chiama la vita | non altra morte sentenzia Ruffilli nel suo classico stile,
secco, fatto di quinari, senari e settenari nella fase finale
del libro. Ma
la forma di un diario dell’io o del menage, viene sostituita dal diario civile,
vere e proprie note sulla morte e sulla peste moderna. Una peste d’amore, una
peste di carne, quella più crudele e subdola tanto da arrivare ad analisi
estreme: E che dolore | addolorarli | addirittura per amore | senza ingannarli…
Il dramma
dell’Aids è proprio questo un contagio che spesso deriva da chi si ama, o ancor
peggio da chi si è amato ed ora non si ama più. Ecco allora
giungere una riflessione necessaria con versi come: senza la morte, no, | non
ci sarebbe | né sorte né destino. sicuramente un viatico al lettore su
quello che pensa l’autore della morte.
Su
questa strada si svolge una ricerca con risultati sorprendenti E, nel gioco /
differenza e identità | svelato il poco | di verità nella scoperta | che il mondo
noto | non è affatto | l’unica realtà. Ed il titolo con quell’ossimoro
lutto-gioia si spiega proprio così. Il lutto imminente allora diventa un terzo
occhio che rende la visione della sfera esistenziale avvolta in una luce nuova e
precedentemente sconosciuta. Il lutto e la morte non sono due facce di una
stessa medaglia. Proprio il lutto diviene quell’elemento che nella riflessione
personale di Ruffilli serve a trattare il tema morte con inaspettata
originalità.
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