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La purgazione della carne secondo Scarselli

Nel 1998, sempre nelle edizioni Campanotto, esce Il Palazzo del Grande Tritacarne - Vademecum del perfetto morituro, quella che per ora è l'ultima opera di Veniero Scarselli e che in un primo tempo si sarebbe dovuta intitolare Breviario per umili peccatori). Se nella Priaposodomomachia si è seguito l'iter doloroso e tormentato di un singolo peccatore che lotta contro il Male per la salvezza dell'anima e se nello Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di orologi Scarselli narra gli sforzi del Protagonista per raggiungere la sublime visione alla sommità della torre, nel Palazzo del Grande Tritacarne (luogo mezzo sacro e mezzo infame), si svolge il calvario di tutta l'umanità sottoposta alla bonifica della carne, quella che con termine singolare l'Autore definisce la scattivazione, necessaria per eliminare dallo spirito umano ogni traccia di materia e di male che lo inquina: un processo di purificazione che passa attraverso la martirizzazione e il dolore estremo dei corpi, i cui tumori vengono amputati, tritati, spremuti, distillati, sublimati (forse gassificati?) e tutto ciò coi crismi della più sadica ed elaborata tecnologia moderna, prima di diventare impalpabili spiriti e poter finalmente contemplare la Luce.

Il lettore segue le macabre operazioni con diverse reazioni: da un lato sconcertato, risentito, e, perché no, disgustato; dall'altro, affascinato dall'affabulazione ritmica, straniata sì, ma anche spesso attraversata da sotterranei lampi di lirismo e di pietà; si vedano ad esempio le carezze dei parenti, la ricerca di qualche gioia blandamente sessuale o di aria fresca delle stelle da parte dei dolenti; oppure da espressioni di saggia meditazione: “Ognuno è solo col suo pianto”, “lI dolore è il grande taumaturgo”, oppure

Pochissimi sanno che la Morte
strisciando silenziosa come un serpe
s'insinua precocissima nei corpi (...)
La Morte infatti è l'invisibile parassita
che penetra già nell'embrione
dal primo incauto giorno d'esistenza.

Siamo di fronte alla crudele liturgia dell'espiazione del peccato originale della Vita, che Scarselli conduce con freddezza analitica spiegandoci scientificamente come la materia vivente abbia nelle proprie molecole fin dall’origine una tara genetica che la fa degenerare fatalmente verso il Male e la Morte; ma certamente anche lui ne è interiormente sconvolto, se oggi ritiene esaurito il suo compito di svelare tutto il male del mondo e – com'egli dice – vorrebbe trovare contenuti più leggiadri ed edificanti.

Abbiamo cercato di esplorare i meandri del complesso pensiero scarselliano soltanto attraverso alcune delle sue opere a titolo di esemplificazione, per giungere alla conclusione che in tutto il percorso finora compiuto l'Autore mostra una grande coerenza nei punti chiave del suo poetare: l'esplorazione della realtà senza finzioni, l'uso del linguaggio preciso e appropriato ad ogni situazione, la catarsi liberatoria conquistata attraverso l'autocoscienza. Stilisticamente, come ha rilevato il compianto Giancarlo Oli, la composizione procede nel rispetto assoluto della proprietà linguistica e grammaticale e con l'intreccio magistrale di una proposizione dentro l'altra sino al punto finale (“come un torrente che corre verso la foce”, ha osservato il critico Nicola Amabile). Sì, certo, quella di Scarselli è una scrittura trasgressiva, talvolta maledetta, ma nel rispetto della letterarietà; immaginifica e al tempo stesso controllata al punto giusto. Ma rivela soprattutto anche, e purtroppo non tutti i suoi commentatori l’hanno inteso, uno struggente amore per la bellezza del mondo, un'ansia di speranza e di amore. Anzi, di Amore con la maiuscola, parola con cui l'Autore chiude il poema degli orologi elevandoli a un rango ben superiore a quello a loro assegnato dalla stupidità degli uomini, poiché auspica che qualcuno riesca

a propagare una più nobile vita
di organismi pensanti e ragionanti,
magari sofisticati robot,
piccole imitazioni elettroniche
della pura Ragione divina
eternamente vaganti nell'universo
come buone gentili comete
forse un giorno destinate da Dio
ad annunciare e seminare l'Amore.

Così, uno scrittore che potrebbe apparire fortemente legato alla materia più infernale si rivela limpido e "fanciullo" nella sua commossa spiritualità. A lui si può accostare il pensiero del poeta irlandese Thomas Moore: "Per esistere veramente bisogna sentire la vita attraverso un vagabondare dell'anima". E allora? Il "cercatore di Dio" si è avvicinato al traguardo? che cosa potrà darci in un auspicabile nuovo poema? qualche passo avanti verso la trasparenza della Luce? il raggiungimento della natura angelica, previsto da moderne ipotesi per il futuro?

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