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La lotta contro il male
La
poesia di Scarselli mostra due filoni: quello erotico-freudiano e quello
filosofico-esistenziale. Fra i temi principali, la contemplazione carnalmente ma
anche misticamente vissuta del mistero dell’amore e della morte, la ricerca del
Vero e della grazia di Dio attraverso viaggi tumultuosi nei misteri corporei ma
anche nelle profondità dello spirito. Caratteristica è la costante ed esclusiva
struttura di poema narrativo o, come lui stesso ha definito qualcuno dei suoi
poemi, di romanzo lirico. Scarselli infatti ci tiene a far sapere che ”non
pratica la poesia intimista né le raccolte di singole poesie, ma esplora ogni
realtà esistenziale in un genere monotematico, narrativo-speculativo che
suggerisce un moderno poema epico”.
Per limitarci nella nostra sommaria analisi ad alcuni libri, scegliamo
come esempio del primo filone uno fra i più significativi di questi poemi epici,
dal titolo alquanto torbido ma allettante di Priaposodomomachia: una battaglia
in versi dalla diffusa aura onirica e dal frasario apparentemente molto
materico, ma dove si coglie una ricerca di spiritualità, un fervore di lotta
contro il Male, che acuisce l'esigenza di approfondire un così interessante
dissidio interiore. L'ardita concezione di Scarselli, uomo moderno, racchiude
richiami ancestrali, paure cosmiche, tensioni religiose; letterariamente poi,
guizzano lampi di citazioni, da Omero a Dante, dal Medioevo al Rinascimento,
all'Illuminismo. La cultura umanistica dell'Autore si fonde con quella
scientifica, il mitico con l'attuale. Vale la pena di dedicare attenzione a
questo libro dal titolo di sapore omerico (cfr. Batracomiomachia) e dal
sottotitolo medievaleggiante di "Sacra rappresentazione", che ci svela l’intento
dell’Autore di edificare moralmente il pubblico: qui non sono rane e topi a
contendere, ma un giovane Cavaliere e una bellissima stilnovistica Niobe,
amante, madre, sorella, | amica. Questa gli appare un giorno benignamente
d'umiltà vestuta e presto l'innamorato vi potrà immergere il suo
priapo generoso e sfortunato
che
si perse in quel gorgo di sospiri
ma
nel cui fondo s'agitavano soltanto
le
impudiche sembianze del Demonio.
Un
mondo di rosee meraviglie, quindi, che però nasconde il terribile Ano, la
voragine di Satana per cui Dante stesso aveva condannato il suo Brunetto Latini.
Ma contro Niobe, o meglio contro il mostro che si è annidato in lei, il
Cavaliere protagonista
fieramente e a costo della vita
combatte una valorosa battaglia
per
la salvezza della propria anima.
A
questo punto noi donne, ben lontane dall'accettare la medievale equazione
Donna-Demonio, dovremmo indignarci; eppure no: si percepisce in queste immagini
non un intento offensivo, ma l'immersione in un conflitto mitico da dramma
edipico, da tragedia greca anelante una catarsi, che ha la suggestività
dell'affabulazione, il pathos del delirio, e quindi si perdona l'Autore, come fa
la prefatrice Patrizia Adami Rook, che mette in evidenza l'ironia di Scarselli
verso la sconfitta del piccolo maschio protagonista, che perde il suo corpo ma
non l’anima, da lui stesso separata dalla perdizione di quello con un colpo di
spada. Priaposodomomachia è stata anche messa in scena con successo in versione
integrale da una compagnia teatrale nella suggestiva cornice del parco di Villa
Guerrazzi, a Cecina, suddividendo i ruoli fra diversi interpreti con la regia di
Carlo Rotelli.
Nel 1993 segue un altro parto di questo "cercatore di Dio", come
Scarselli ama definirsi, e con questo si può dire che inizi il filone a
prevalente indirizzo filosofico-esistenziale. Anche qui un titolo provocatorio:
Eretiche grida; il Poeta immagina il ritrovamento di un manoscritto lasciato da
un vecchio eremita in una grotta del Monte Athos, contenente il dramma
spirituale del vacillamento della sua fede e il percorso di un itinerario
dantesco alla ricerca di Dio, figura enigmatica di un Dio-Madre che tutto divora
ma al tempo stesso è forza generante. In questa insolita espressione di
religiosità anche il linguaggio, che può sembrare blasfemo, diventa grazia e
poesia, tanto da far scrivere a Maria Grazia Lenisa: “Veniero Scarselli,
dall'alto del suo eremo, non assomiglia a nessun altro, anche la sua bava è
poesia”. Anche Giorgio Bárberi Squarotti ha definito Eretiche grida “un’opera
terribile e bellissima, di quelle che scuotono a fondo l'anima e costituiscono
un punto di riferimento assoluto di poesia e verità”.
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Recensione |
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