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L'iniziale approccio poetico di Giovani Di Lena muove dal mito del nord industrializzato, da un territorio meridiano a forte disoccupazione, da necessità lavorative non realizzabili in un contesto avulso da rivoluzioni industriali.

In "Trasfertisti" e "Emigrano" sigla la storica necessità di sottrarsi ad una emarginazione occupazionale: Increduli e mortificati | ..andiamo, | lontani dalla nostra terra | Li ho visti partire | alla stazione | con la testa bassa | col viso pallido | con gli occhi lucenti.

In " Petal' " circuito meridiano con la casa | aperta | ai venti del Nord, La campagna | nuda | senza raccolti identificano drammaticità esistenziali e riconducono ad una astoricità individuale: le giornate bianche | di una vita vuota | noi fissi | ad un appuntamento senza tempo | il mare | ancora | ispira canzoni d'amore qui adombra distacchi dalla propria terra per continenti lontani. Ed ancora con ironia: tenue la pioggia cade (il fascino inutile della pioggia di fronte agli squilibri storici).

Si sprigiona la necessità di un ribaltamento storico, di non disperdere "il giorno di libertà" e non essere meridianamente infimi | come bassorilievi.

La giovinezza non può essere bruciata in attese "di solitudine", spoglie "di parole", ed assistere "con inerzia allo scorrere del giorni": aspettando con inerzia | che passi un giorno ormai svanito | per attendere un altro | forse ancora più scialbo. E , paradosso inaccettabile, le urgenze sociali si scontrano con l'urgenza delle conquiste spaziali: ci si contenta di vivere di stenti | purché si viva nell'era spaziale. In "Felicità assopita" la distanza tra aspirazione e consuntivo genera una intima eversione: stasera la tua immagine non ha nessuna tolleranza.

L'impossibilità di scalzare la felicità dal suo mortale guscio di assopimento prefigura un risarcimento per la mancata attuazione: vuole ciò che non hai e che non ho | ciò che non gli sappiamo dare.

La vita non va "sprecata", va tenuta ben stretta nel "cavo della mano" e contro i cinismi, le violenze i condizionamenti del potere ufficiale si augura un'azione atta a spazzare i "bordelli", il "marciume" e le "spine dei pesci" ossia le consolidate assurdità della storia.

Genericità , ferraginosità, lungaggini inficiano in linea generale l'iniziale percorso poetico di Giovanni Di Lena.

Recensione
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