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Fluiscono, leggeri ed incisivi, i versi della
raccolta Nel tempo che annovera pagine pregne di vita vissuta in un arco di
tempo dilatato e diluito in un’intera esistenza di poeta dallo sguardo accorto.
La silloge si districa, nella sua millesimata e
non cercata impaginazione cronologica, nelle vie dell’essere e dell’esistere,
con occhi attenti e cuore teso, pronti a recepire e dipingere a tinte forti e
con toni struggenti, ogni singolo palpito di vita.
E', quella di
Ferdinando Banchini, poesia a tutto tondo, che
tocca con dita impalpabili, scostando la polvere del tempo, i cardini di una
poetica di elevata qualità, che nobilita l’ars poetica e sussurra all’anima il
verbo eccelso.
Tre sono le vie che il poeta intraprende in
questa sua felice raccolta. Nella prima parte egli decanta la dolce terra,
s’avventura egregiamente in canti aulici di pavesiana memoria, fa scaturire da
ogni verso, con vangate poderose, tutto l’odore aspro della terra, piena di
radici, radicate e salde propaggini di vita.
La seconda parte s’inerpica in versi di squisito
languore parnassiano, versi perfetti in cui la parola è il soggetto primo del
sommo verbo, vi è uno scandagliato ordine dei pensieri dello spirito, uno
scaturire d’intense sensazioni dell’essere poeta, laddove la parola diventa
ricercata ossessione, sviluppando una speculare visione della realtà interiore.
Nella terza ed ultima parte, il poeta si lascia
trascinare da nostalgici ricordi valutando gli estremi doni della vita.
Tra bagliori di timido misticismo e dolorose
condizioni dell’anima, egli passa in rassegna ciò che la vita gli ha donato, in
un ultimo grande abbraccio di sconfinata riconoscenza per il creato.
Poesia più prosastica che ermetica quella del Banchini,
che racchiude nella bella veste tipografica, uno dei libri più interessanti ed
intensi che io abbia mai letto negli ultimi tempi.
Grazie all’autore per l’emozione.
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Recensione |
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