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Guillaume Apollinaire “Pietà di
me!”
Franco Orlandini, critico acuto, coglie nelle opere di Apollinaire lo stato
d’animo continuamente tormentato, la solitudine che lo ha spesso accompagnato
nei giorni malinconici, l’angoscia per gli amori falliti, lo smarrimento di quando sentì
di aver perso la fede.
Apollinaire si rifugia nel sogno e crea una poesia
visionaria ed innovativa, sopprimendo persino la punteggiatura. Orlandini,
infatti, scrive: "La sua poesia si svincola dai legami della logica, inventa un
susseguirsi di immagini fantasmagoriche, che, pur tratte dalla realtà, assumono
l’aspetto difforme dell’irrealtà" (pag. 58).
La poesia di Apollinaire tende al
surrealismo e nell’opera "Calligrammes" allo sperimentalismo e, come scrive
Orlandini, a una poesia sintetica, che si presenta con la simultaneità delle
immagini. (pag. 66) Altri motivi che si notano nelle opere di Apollinaire, sono
il tempo che passa, i ricordi della giovinezza e le profezie del futuro.
Orlandini chiude il suo saggio con questo magnifico giudizio: "Apollinaire s’è
inoltrato nella misteriosa sfera del sogno ed ha ascoltato gli echi provenienti dall’inconscio, ha scorto fantasmi, ha
assistito a strabilianti metamorfosi.
Per tale parte della sua poesia
visionaria, alogica, egli è stato ritenuto un precursore del surrealismo" (pag.
96). In conclusione, si può affermare che in questo saggio, l’autore ha tessuto
un’analisi approfondita, chiara e convincente della poesia di Apollinaire,
grande poeta scomparso purtroppo alla giovane età di trentotto anni.
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Recensione |
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