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Come nasce un sindaco. Cesarino Crescente e l'impegno sociale e politico
Un saggio di Massimo Toffanin approfondisce gli anni giovanili
del primo cittadino più longevo di Padova
“La difesa del popolo”,
12 febbraio 2017
Anche ai non addetti i lavori, il nome di Cesare Crescente non suona certo
sconosciuto: si tratta infatti del sindaco più longevo della Padova
repubblicana, avendola egli amministrata per ben 23 anni, precisamente dal 1947
al 1970 ovverosia dalla stagione della ricostruzione dalle macerie di una
guerra, la seconda, fino allo scorcio degli anni Sessanta, quelli del boom
economico e del grande sviluppo. Non a caso la zona industriale di Padova, nota
come Zip, è indissolubilmente legata al suo nome, essendo stata creata durante
il suo lungo mandato.
Ma qual è stato il retroterra sociale e culturale in cui Crescente si formò e
maturò le proprie idee politiche? Nato a Voltabarozzo nella prima periferia
cittadina nel 1886, studente del liceo Tito Livio e poi dell’ateneo patavino,
Cesarino (questo il suo vero nome di battesimo che poi abbandonerà per farsi
chiamare Cesare) Crescente incarna una delle figure di punta del gruppo di
giovani cattolici – tra cui Gavino Sabadin, Sebastiano Schiavon, Giuseppe Dalla
Torre – straordinariamente attivi durante l’episcopato di mons. Luigi Pellizzo e
nel contempo si segnala per il costante impegno nell’ambito sociale
partecipando, per esempio, alla fondazione del sindacato veneto dei lavoratori
della terra. E proprio questa fase della sua vicenda umana, quella giovanile,
una fase fatalmente meno conosciuta, è ora sviscerata da un documentato studio
di Massimo Toffanin (Come nasce un sindaco. Cesarino Crescente e l’impegno
sociale e politico, che ripercorre
gli anni della formazione e della prima attività politico-sindacale-religiosa
dell’uomo che fu tra i protagonisti del secondo dopoguerra cittadino.
Il cursus honorum di Crescente prende avvio nel novembre 1911 con la sua
elezione a sindaco di Ponte San Nicolò, comune dove la sua famiglia si era nel
frattempo trasferita, nella frazione di Roncaglia. Quasi contemporaneamente
verrà nominato anche in seno al consiglio comunale di Cittadella e Padova fino
al 1920 e consigliere provinciale fino al 1924. Egli muove i primi passi in una
realtà cittadina che, scavalcato il blocco all’impegno politico imposto dal
celebre non expedit di papa Pio IX, si giova dell’arrivo in città del
presule d’origine friulana Pellizzo, tanto che Crescente diverrà uno degli
uomini di più alto profilo dell’area cattolica: sarà presidente della
federazione giovanile padovana dell’Azione cattolica e in seguito della
Federazione giovanile cattolica diocesana.
Sullo sfondo, dietro alla sua vicenda, si snoda un pezzo importante della storia
di Padova d’inizio Novecento, con una città viva e piena di slanci e fermenti,
con una voglia di voltare pagina rispetto al vecchio Veneto così arretrato e
misero, terra di diffusa emigrazione. Nell’ambito di questo contesto
complessivo, le pagine di Toffanin si soffermano decisamente su una componente
fondamentale di Padova, destinata a rimanere tale per decenni: la presenza
cattolica. Crescente viene da questo solco e il suo collaudo avviene a tu per tu
con le precarie condizioni di vita di vasti strati della popolazione, al cui
servizio s’impegna con caparbietà e energia.
All’indomani della parentesi del Ventennio, in cui si dedica esclusivamente alla
professione forense, Crescente ricompare sulla scena politica alla conclusione
del secondo conflitto mondiale quando, su sollecitazione del Cnl, accetta di
guidare ancora il suo comune di Ponte San Nicolò. Prende quindi parte alla
nascita della Dc padovana di cui stacca la tessera numero 82.
Del 1946 è il grande salto: farà parte infatti del consiglio comunale della
città di Padova assieme a futuri protagonisti della vita non solo cittadina, che
rispondono ai nomi di Luigi Gui, Giuseppe Bettiol, Umberto Merlin e Concetto
Marchesi. Un’imprevista crisi politica della giunta padovana porterà alle
dimissioni del sindaco Costa di cui prenderà il posto Cesare Crescente che, da
questo momento, guiderà la città fin quasi sulla soglia degli anni di piombo. E
dire che prese le redini di Padova quando non era più giovane, perché contava
ormai 61 anni. Da ultimo, val la pena sottolineare come la vicenda umana sia
politica che familiare di Crescente s’intrecci con quella del collega, nonché
parlamentare, e cognato Sebastiano Schiavon. Due figure accomunate da identità
di valori, spirito di servizio e sensibilità nei confronti degli ultimi, certo
da riscoprire e valorizzare nel mondo politico arruffone di quest’inizio di
secolo. Una boccata d’aria fresca e pulita, quella proposta dalle pagine di
questo saggio, che ci mostrano nel concreto come e quanto sia possibile un’altra
politica, ispirata al servizio della comunità.
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Recensione |
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