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Incrunati nell’ago poetico di un pensiero introspettivo, i versi di Claudia Manuela Turco (alias Brina Maurer) della silloge Metastasi di rosa ricuciono la metrica del vissuto traumatico della poetessa crocifiggendo “i lembi dell’eterna ferita” infertale dall’esistenza.
Così, completati lo spoglio e lo sfregio “in rattristata consapevolezza” “dell’annichilante morbo del ricordo”, senza piangere, la vena lirica zampilla “un lungo e ininterrotto pianto” di “tatuaggi, lacerti, stringhe di parole” con la convinzione di ritrovare nell’interezza del “volli, sempre volli, fortissimamente volli” “la fiamma irreale che incendia e svuota e rigenera” chiamata Poesia. Tra citazioni letterarie e reminiscenze classiche non prive di intercambiabilità, la voce della Turco si muove con disinvolta quanto originale intonazione suscitando nel lettore una qual certa significante ritrosia nel decorticamento del linguaggio poetico d’avanguardia già sperimentato in itinere. In questo interessante e appassionato florilegio, motivato e sollecitato da incontri letterari e amicali con un’anima ipersensibile quale quella della compianta Maria Grazia Lenisa – scrittrice e poetessa di rara umanità –, Claudia Manuela Turco stempera con parole-simbolo momenti di sconforto-conforto dinanzi all’amaro plenilunio delle stagioni del cuore. Così, se pur lievitata da molteplici influssi negativi esistenziali, tra le pieghe del dolore la bramosia poetica della stessa Autrice mai si acquieta alle pulsioni del ri-vivere i verdi anni della giovinezza (“La grandezza dell’uomo sta nel non rompere con la propria infanzia” come asserisce il filosofo Le Mounier) per mezzo del perpetuarsi di un ideale di bellezza incontaminata: “Sarà la poesia a tenermi in vita, | fintanto che la vita non riporterà | il fuoco nelle mie mani, | fintanto che il mio corpo | non avrà di nuovo vent’anni” (pag. 47, ivi). Metastasi di rosa – emblematico titolo di questa silloge che richiama quanto è caduco e tanto vulnerabile in noi – attraverso la risonanza magnetica del fiore rivela le macule cancerogene che infestano “l’immacolato petalo” con subdola pervicacia “nel morso tumoroso che l’avvinghia” fino alla dissoluzione. Ispiratosi alle poesie “Il peso della farfalla” (pag. 19, ivi) e “La farfalla tra le carte” (pag. 52, ivi), Marco Baiotto, poeta e compagno di Claudia Manuela Turco, ha impreziosito la pubblicazione col disegno (opera digitale) in copertina di una splendida farfalla, aggiungendo un ulteriore elemento di efficace suggestione con le parole : “La musica delle farfalle | si spegne all’indomani”. Sorrento, gennaio 2011 |
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