Bianco o rosso è lo stesso - di Gianluca Di Stefano
Redazionale
la
Scheda del
libro

L’autore
Gianluca Di Stefano (Rho – MI, 1972), ingegnere, per Fermenti ha pubblicato i volumi di
poesia
I mali del fiore (2004,
prefazione di Donato Di Stasi), vincitore della XXI edizione Premio Nazionale di
poesia “Citta’ di Penne-Mosca”,
A passo d’uomo
(2005, prefazione di Gualtiero De Santi, postfazione di Donato Di Stasi),
I segreti del silenzio
(2006, prefazione di Renzo Paris),
Catalèpton
(2010).
È
inserito in diverse antologie poetiche. Come narrativa ha pubblicato il romanzo
I punti
di Lagrange (2013,
Fermenti).
Si sono
occupati di lui Giorgio Bàrberi
Squarotti, Donato Di Stasi, Gualtiero De Santi, Velio Carratoni, Renzo Paris,
Raffaele Piazza, Giuliano Ladolfi, Antonio Spagnuolo, Sandro Montalto, Luciano
Nanni, Salvatore Martino, Emilio Diedo, Stefano Valentini e altri.
***
Dalla quarta di
copertina
Sono stato con chiunque avesse scritto un
bel verso
e ovunque questo fosse stato concepito
consapevole che la poesia non dice nulla
di nuovo
ma può dirlo bene.
…
Bevo l’acqua che è insapore
e mi sento dissetato
respiro l’aria inodore
e mi sento vivo
Labbra convesse ed anche
concave
al sapore e all’odore ci
pensano le tue carni
che mi sento sazio.
Sorridi, arriva il tuo
amante.
…
Ho visto le migliori menti della mia
generazione
distrutte dalla televisione, sazie, nude,
inermi
trascinarsi in matrimoni falliti in cerca
di emozioni rabbiose
lottatori dal polso fermo e dal pugno
chiuso
nel telecomando pulsante davanti allo
schermo
che in miseria e catatonici e occhi
infossati stavano a selezionare
nel buio di divani sfondati
e vedevano angeli
illuminati…
***
Da
BIANCO O ROSSO,
È LO
STESSO
di Gianluca Di Stefano
Sono
Io son la sola
creatura nel mondo
Che lingua mai non
chiama, occhio non piange;
da quando sono
nata, mai un pensiero
in altri generai
triste né lieto.
(Emily Brontë)
Non sono niente.
Non sarò mai
niente.
Non posso volere
d’essere niente.
A parte questo, ho
in me tutti i sogni del mondo.
(Fernando Pessoa)
Sono la cicca di sigaretta
schiacciata sotto il tacco
ed il tacco da nettare
a cui si è appiccicata la gomma da masticare
Sono la nota fischiettata
di un motivo anonimo
Sono un sinonimo
Sono il cristallo di ghiaccio
che si scioglie come ombra nel crepaccio
Sono la puttana frigida
e la rugiada nella corolla del’aquilegia
turgida
Sono questo, tutto e nessuno
s’è vero che in amore uno più uno fa uno
Sono la porta aperta
sul caso chiuso
Sono l’arancia caduta dalla sporta
che rotola ai piedi della porta
Sono la ruota di scorta
Sono il maccherone che tracima dallo scolapasta
e la goccia di vino che la tovaglia devasta
Sono il collo della bottiglia strozzato
come urlo soffocato
e la cacciata dello sciacquone
che si involve nell’ingorgo
Sono questo, nel bene e nel male
come naufrago nel sifone e nell’isola pedonale
Sono i versi della bestia
che si sono fatti poesia
Sono i versi che rubano oro
e comprano amore
l’amore inondato dalle lacrime
come vino a cui l’oste ha messo l’acqua
Sono l’immagine di se stesso
che litiga nello specchio riflessa
Sono questo, uno e nessuno
il pesce fuor d’acqua e il dio Nettuno
Sono la domanda, il più inutile
dei misteri,
se la risposta è amore
e la sedia nella sala delle vergini scaltre
con una gamba più corta delle altre.
Comunque mi sieda
Sono
scomodo.
***
bURLOne
Forse all’inferno i
reprobi non sono sempre infelici.
(Jorge Luis Borges,
Il duello-Il manoscritto di Brodie)
ad Allen
Ginsberg
Ho visto le migliori menti della mia generazione
distrutte dalla televisione, sazie, nude, inermi
trascinarsi in matrimoni falliti in cerca di emozioni
rabbiose
lottatori dal polso fermo e dal pugno chiuso
nel telecomando pulsante davanti allo schermo
che in miseria e catatonici e occhi infossati stavano a
selezionare nel buio di divani sfondati
e vedevano
angeli illuminati…
|