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Alessia
“Alessia
illuminata, plenilunio / mistico e sensuale sulle cose di sempre, / la casa, la
stanza, la città / il rosso del telefono. Tutto si ferma./ Tutto accade. Alessia
rosa vestita / per la vita nell’attesa dell’incontro …” La poesia di
Raffaele Piazza è
attraversata da una tensione erotica inesauribile, che assume le forme di un
verso lirico, liquido e sensuale, ma di una sensualità controllata nel dettato e
che si trasfigura in immagini d’amore e stupore, precise e, al tempo stesso,
delicate come un fiore appena sbocciato o come le altre vite vegetali presenti
in molti dei versi del poeta, emblemi di quella meraviglia che da sempre
accompagna lo stare al mondo dell’uomo e che il poeta si assume l’onere e il
piacere di mostrare.
Il poemetto Alessia,
Edizioni Rosso Venexiano, prefazione di Antonio Spagnuolo, come già il
precedente Del
sognato (2009),
porta al suo nucleo originario la fonte d’ispirazione che da anni
contraddistingue i testi dell’autore e, questo nucleo, è rappresentato dal
desiderio, che è la sorgente e la materia dei sogni, il sognato per l’appunto,
di cui Alessia è una nitida manifestazione onirica. La poesia dà parola a quanto
di più profondo e inconscio c’è nel cuore di ogni uomo e sotto questo aspetto la
poesia di Piazza appare nella sua unicità e bellezza perché attinge al sacro,
presente come apertura originaria in ognuno di noi, basandosi su una vocazione
squisitamente lirica, nella sua accezione più pura.
In questo libro, la forma del poema in frammenti aggiunge alla verticalità
lirica, tipica del dettato di Piazza, un’orizzontalità data dal dipanarsi delle
situazioni, degli amori, attraverso vari luoghi e vari tempi, e delle immagini
legate alla protagonista, soggetto lirico del testo, ma anche oggetto di
attrazione e di vagheggiamenti da parte dell’io lirico, che, come un cavalier
servente, accompagna Alessia in tutte le situazioni e, nutrendosi della sua
bellezza, cerca di cogliere il segreto della vita, la sua nascosta armonia.
Il libro, nella sua unitarietà strutturale e tematica, quasi un diario di una
visione interiore, fa emergere lampi e situazioni che si rincorrono lungo i
versi in forme ossessive e in impercettibili variazioni, che sono date da
sfumature rese dall’aggettivazione di impianto petrarchesco, da versi liquidi
che nella loro fluidità avvolgono il lettore e lo trasportano in una dimensione
sempre al confine tra luce e ombra, tra sogno e realtà, uno sfumare continuo tra
una dimensione solare e aperta e una malinconia lunare, crepuscolare, che
risulta essere la cifra vera della poesia di Piazza.
Sembra quasi che il lettore, seguendo la parola del poeta, si possa abbandonare
definitivamente al naufragio delle sensazioni, in un eterno presente di luoghi
in cui perdersi, attraversati o fantasticati, sempre in bilico tra
un’interiorità custodita e detta per accenni e un esterno fascinoso e
irraggiungibile, ma anche la possibilità di perdersi nell’oceano dell’inconscio
che ci parla per apparizioni, miraggi, enigmi, ninfe e fate. Alessia sembra
essere tutto questo («Ora dietro al nido delle / ore dorme / nell’esattezza di una
meraviglia / Alessia…»), quasi una novella Calipso o sirena che avvince a sé l’io
lirico del poeta e, con la malia di parole sussurrate e di gesti accennati,
appare e scompare dal mare immateriale dei versi. In altri testi, come nella
bellissima Alessia e la tela, la protagonista assume forme più rassicuranti,
come una Penelope che attende il suo Ulisse da un ritorno sperato e ancora per
poco differito.
Il viaggio che propone e in cui si inoltra Piazza è un viaggio
alla fonte dei fantasmi che abitano e animano i nostri desideri, simboleggiati,
appunto, da Alessia che assurge a metafora dell’irraggiungibilità della bellezza
e del suo sottrarsi come dimensione appagante del desiderio, che invece rimanda
ad un oltre, che al tempo steso ci attende e ci sfugge.
Fino alle fibre dell’anima che sono
rosa e azzurre tende Alessia il cammino nel farsi fiorito di una stella cometa esplosione di luce nella coda a portare fortuna per il 2012 da toccare con mano affilata di ragazza fino al tempo nel passare, fino all’ora della bellezza oltre la chiave della nebbia, a trarne segreti nel suo lieve diradarsi, come quando Alessia ha camminato sulla spiaggia e i pini dell’albereto accanto hanno parlato lingue nuove.
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Recensione |
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