Dodici racconti libertini non dozzinali
Ambientati a Parigi, questi dodici brevi racconti
si presentano come frammenti di un discorso amoroso nel quale è impossibile
separare il sentimento dalla passione, vissuta in modo estremo e totalizzante.
Talvolta la stessa vicenda è analizzata da una
duplice angolazione, maschile e femminile, consentendo all’Autore di calarsi nei
panni ora della vittima ora del carnefice, attori inconsapevoli di un gioco che
si è spinto oltre il dovuto.
Le storie mostrano l’Eros nelle sue infinite
variazioni, proponendo un repertorio di situazioni hard con un’ironia che
denota la volontà di Pasterius di assumere un atteggiamento di distacco dal
narrato.
Anche lo stile forbito, il ricorso alla rima e ai
giochi di parole suggeriscono l’idea del libro come un divertissement,
nel quale l’Autore – solo una comparsa rispetto agli altri personaggi – si fa
beffe del comune senso del pudore, imbastendo vicende a tratti paradossali e
dall’epilogo spiazzante.
Nel racconto “La notte di Cracovia” viene
esplorato uno dei massimi tabù: l’incesto. Il protagonista, un pittore donnaiolo
e narcisista, teme che la giovane amante possa essere sua figlia e si ricrederà
solo di fronte all’inconfutabile prova del DNA.
La libertà con cui viene rappresentato in modo
disinibito il sesso si ritrova nella stessa scrittura, meditata eppure
insofferente alle regole, una prosa che, nel ricalcare il parlato
(l’autobiografia della prostituta moldava Olga), raggiunge esiti davvero
esilaranti.
|