Il marito paziente
L’adulterio è un topos molto sfruttato in letteratura perché offre l’opportunità
di riflettere sull’eterna contrapposizione fra i due sessi, mai così distanti
come in questo struggente romanzo, costellato di citazioni e pervaso da
un’ironia amarissima.
A separare i due coniugi non è solo la notevole differenza d’età – circa
vent’anni – ma anche il carattere: se Giovanni, il marito, è un tipo malinconico
e solitario, Serena, la moglie, è egocentrica e superficiale.
La vicenda, meno torbida di quanto la copertina del libro lasci supporre, prende
l’avvio quando l’uomo scopre casualmente di essere stato tradito. Da quel
momento la narrazione, che procede a ritroso, si risolve nella ricostruzione di
una convivenza durata quasi quarant’anni, fonte di una sofferenza che solo la
scrittura può lenire.
Come in un diario, il protagonista riporta la corrispondenza amorosa della
moglie inframmezzandola con meditazioni sulla malattia che l’ha colpito in
vecchiaia. Trascurato dalla consorte, Giovanni troverà nelle sorelle un valido
sostegno ma rimarrà legato al ricordo della sua “Sirenetta”, ormai schiava della
chirurgia plastica e intrappolata in una girandola di amorazzi nel patetico
tentativo di restare giovane.
Con una prosa brillante lo scrittore milanese esplora il dissidio tra il vecchio
(la mobilia della casa, le Parker con cui è solito stendere le sue memorie) e il
nuovo (il cellulare), cogliendo il degrado del rapporto di coppia, visto come un
sogno ingannevole che, al risveglio, mostra tutta la sua inconsistenza.
La citazione:
“Insomma, sono molto vecchio. Sento le mie frasi come cerotti già usati: non si
attaccano più da nessuna parte”.
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