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La forma
della Coscienza. Il male oscuro di Giuseppe Berto
Nel suo
saggio, la studiosa Paola Dottore ha preso in esame l’opera più importante dello
scrittore Giuseppe Berto, “Il male oscuro”, un viaggio alle radici della
sofferenza caratterizzato dall’utilizzo della psicoanalisi quale “strumento di
lavoro”. Berto rinnovò, infatti, il lessico, immettendovi espressioni
introdotte da Freud e da altri teorici e compiendo un’autentica rivoluzione sul
piano linguistico che lo spinse a rinunciare a quei segni di punteggiatura di
cui nemmeno Svevo aveva saputo fare a meno.
Sulla base di questi presupposti, l’Autrice avvia un’indagine linguistica
sistematica analizzando la prosa di Berto, nella quale si alternano differenti
tempi verbali e sono presenti neologismi e latinismi. È un lavoro certosino
quello della docente siciliana che si sofferma sulle novità stilistiche e sulle
tecniche impiegate – il monologo interiore – dallo scrittore, senza, però,
trascurare l’aspetto contenutistico di un romanzo ancora attuale nell’affrontare
il tema della malattia, scaturita dal conflittuale rapporto col padre e
dall’ambizione esasperata del protagonista. Concepito come il frutto di
un’accurata ricerca universitaria, il volume si fa apprezzare per la scrittura
limpida e precisa che lo rende accessibile al vasto pubblico.
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Recensione |
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