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Sud. I poeti. Vol. VII

Di estremo interesse è la collana di monografie “Sud. I poeti” che con il lucano Beppe Salvia giunge al settimo volume.

Anticonformista, Salvia era emerso negli anni Ottanta, fondando con un gruppo di intellettuali (Arnaldo Colasanti, Claudio Damiani, Marco Lodoli) la rivista “Braci”.

È stato definito “il poeta della solitudine”, condizione trasversale che lui avvertiva particolarmente al punto da compiere quel gesto fatale che ne decretò la prematura scomparsa nel 1985.

In un momento in cui la cultura sembrava ripiegarsi su sé stessa, Salvia attuò una rivoluzione nella poesia attraverso la ricerca di un linguaggio autentico e non artificioso, semplice e profondo al tempo stesso.

Autore indipendente, accolse la lezione del Decadentismo italiano (D’Annunzio, Pascoli) e rappresentò con il “tema della casa” il sogno di un rifugio da contrapporre al caos e alla frivolezza della città.

Nei suoi versi diretti e metaforici, spesso tesi alla sperimentazione, si coglie il senso di precarietà dell’esistenza, unito al desiderio di rivivere, in una sorta di ritorno all’infanzia, una meta irraggiungibile a lui preclusa.

Dai vari contributi emerge il ritratto di un Artista inquieto, di cui restano, oltre alle opere pubblicate, quindici pagine del romanzo – uscito postumo come quasi tutta la sua produzione – “I pescatori di perle” che narra l’avventura di un equipaggio in giro per il mondo.

Il curatore Bonifacio Vincenzi ha opportunamente inserito nel testo alcune liriche dell’Autore, che compongono un’essenziale antologia poetica, utile per comprendere quest’Autore che intendeva la parola come ricerca della verità.

Il libro offre anche una selezione di poesie di cinque poeti meridionali scomparsi (“Voci dal silenzio”), e un’antologia di altrettanti poeti del Sud viventi: i campani Giovanni Perri e Bernardo Rossi, l’abruzzese Valeria Di Felice, il calabrese Pasquale Montalto e il pugliese Emilio Coco.

La citazione:
“Potete sentirmi adesso? Non schiudete occhi pavidi davanti l’orror mio e che vi manifesto; è l’orror di tutti. Potete nicchiare adesso! v’ho detto v’ho gridato il mio caso, come tutti sono, centro dell’universo” (“L’improvviso editto”).

Recensione
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