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Alessia e Mirta
Alessia e Mirta sono le trasognate e ineffabili protagoniste dell’omonimo volume
di Raffaele Piazza. Un affresco ricchissimo, particolareggiato, quasi
atemporale: “l’aereo punta a New York / le torri sono già cadute”; “Natale 2015
con regali e feste”. Ma, proseguendo nella lettura: “E’ il 1984, costeggia la
127 una scia di strada”. Al di là del mero dato cronologico, l’autore sembra
suggerirci le coordinate più intime - e forse per questo universali, fuori dal
tempo - del rapporto amoroso, spaziando con eguale abilità tra l’attesa,
l’immersione quasi battesimale in una natura estatica e sublime, e la
corporeità, la carnalità: ciascuna di queste dimensioni è “luogo dell’anima”
dove l’amore si realizza, e vive e pulsa.
Numerose e ardite sono le anastrofi: “procede per di bellezza / un’epifania (…)
con dell’amato la voce”; “Poi a studiare la vita / ragazza Alessia torna”. Né
possiamo sottacere la delicatezza con cui l’autore affronta il dettato poetico,
riservando alla semantica alcuni composti sull’orlo del neologismo:
“finestravisore; nerovestito; lucevestita; lucelunavestita;”.
Come osserva giustamente Valeria Serofilli nella prefazione “le poesie dedicate
a Mirta sono in numero molto inferiore rispetto alle poesie dedicate ad
Alessia”, e tuttavia la sua figura si staglia leggera e potente sulle vicende
umane e personali dell’autore: “succede ancora / di fotocopiare la felicità” (in
particolare qui il verso tronco è fulminante, decisivo); “hai spezzato / me
stesso mio col tuo / ammazzarti”, “mi dici di non / avere paura”, “il tuo
suicidio mi turba e il giorno / prima ridevi come una donna / ma eri infelice”.
Le poesie conclusive della silloge, nuovamente dedicate ad Alessia, scavano con
maggior vigore, interrogano i protagonisti, l’autore, il lettore; suggeriscono
la cautela, il dubbio sul destino dell’amore e, in ultima analisi, sul destino
umano tout court: “parlano / anche i morti con tono leggero / e cullano
le attese pari a / battelli all’ancora. Previdente / Alessia sotto si è vestita
/ di nero”. Leggerissima e umbratile, un’ala nera sembra preludere al distacco,
alla perdita, alla fine.
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Recensione |
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