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Da: Raccontare la poesia (1970-2020). Saggi, ricordi, testimonianze critiche
“Roberto Mosi (1942) è poeta fiorentino, saggista, romanziere, interessato alla creatività multimediale (è anche fotografo molto attivo) e collaboratore delle riviste “L’area di Broca”, “Il Foglio Letterario” e Semicerchio”. È autore di varie raccolte di versi, che in questi ultimi anni si sono infittite notevolmente. Segnalo, fra le altre, Aquiloni (Il Foglio, 2010, foto fi Renato Simoni); L’invasione degli storni (Gazebo 2012); Poesie 2009-2016 (Ladolfi Ed., 2017); Il profumo dell’iris (Gazebo, 2018); Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi, 2019). È presidente dell’Associazione Testimonianze. La prima comprende un gruppo di poesie scritte per lo più per le sue nipotine. Atmosfera di magico incanto, tenerezza e gioco emergono da questi testi che possiedono la virtù della leggerezza e si offrono come dono inaspettato quanto gradito al lettore che sappia ancora oggi, soprattutto oggi, ridiventare bambini e sappia guardare il mondo con la struggente innocenza che gli è propria. Cito la poesia eponima:
Dodici bambini scendono a valle
Li seguo dai vetri del rifugio, Come si può evincere, si tratta di una poesia che vive soprattutto di atmosfere e sfumature, che incidono nella psiche del lettore. Un’andatura che appare ben evidente nella raccolta L’invasione degli storni, la cui copertina si avvale della fotografia, molto seducente, di Simone Guidotti, e dell’ottima Prefazione del compianto Giuseppe Panella, nella quale viene giustamente ricordato un indimenticabile passo di Palomar di Italo Calvino: il personaggio narrante, di fronte alle ondate sinuose degli storni che di quando in quando oscurano il cielo con le loro volute, prova un senso di smarrimento indefinibile, fra ammirazione, sgomento e apprensione. È appunto sotto il complessivo stemma dell’Interrogazione che si snoda la poesia di Mosi in questo libro, tra escursioni nel Passato che si interseca con il Presente. E a fare da guida per questo “viaggio” è la piccola Gabriella, un tempo sorellina dell’autore, morta dopo appena un giorno di vita. È a lei che Roberto dedica L’invasione degli storni, costruito con versi delicati, pieni di speranza e come scolpiti nel tempo (“Lascio l’ospedale, corro/ nella strada in discesa, l’aria / accarezza la pelle arrossata. / Gabriella i guida, pedalo leggero nella città / la nuova Sala d’Attesa”. Più ricco, ambizioso, meditativo e magmatico – anche per i suoi riferimenti intratestuali e sinestetici – è il denso volume Poesie 2009-2016; riferimenti che si espandono a opere artistiche che vanno da un Botticelli a un Vermeer. Si veda esemplarmente la poesia Flora. Ecco come “il tema del confronto e del rapporto tra arte e letteratura assume in questo libro un ruolo primario, poiché la parola e l’immagine si potenziano vicendevolmente insieme al pensiero; in questo scambio di identità tra poesia e pittura, creando molteplici piani estetici e interlocutori” (Gianna Pinotti, in “Testimonianze”, n. 514, 2007. Cito le prime strofe di Flora, soffuse di una delicata grazia polizianesca:
Flora esce con lieta
Al suo fianco, strida
Il vento s’ingorga |
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