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Nativa
di Padova, dove vive, Luigina Bigon è poeta e artista creativa nell'àmbito
dell'Alta moda, nonché fondatrice del Gruppo Poeti UCAI. Ha al suo attivo
numerose raccolte. Quest'ultima, acutamente prefata e splendidamente tradotta in
inglese da Adeodato Piazza Nicolai, è il racconto in versi di un viaggio in Cina
nel corso del quale due antropologie culturali (la veneta e la cinese) si
confrontano dialetticamente e psicologicamente fra di loro; più in particolare
il paesaggio marino di Sottomarina e quallo cittadino-metropolitano-fagocitante
di Pechino. In questa tessitura di visioni e sfumature intrecciate si distende
il Tempo, sentito-vissuto sia come ricerca di una identità all'interno di una
memoria presente, sia come categoria letteralmente ri-flettente l'oggi
rispetto all'ieri. Il tutto filtrato anche attraverso una sapiente autoironia
che riscatta la fatale tragicità della nostra (effimera) condizione umana.
Si legga a tal proposito il testo davvero toccante, a p. 34, di cui mi piace
citare questi versi felicissimi: "(...) Sprigiono un'aria d'ilarità | un
trasporto d'ala sopra ogni confine | sabbia onda bandiera, | corro insieme alle
nuvole | il vento mi gonfia il pareo | vela e lusinga. | Ma quel vento senile
che soffia sui corpi | già dice della polvere che ci porta via. | Ho visto una
ragazza | allungarsi sul profilo dell'acqua | guardava lontano, ascoltava, |
gonna lunga capelli al vento | l'immagine della bellezza | che rimonta la ruga
(...)". Colpisce, poi, di questa raccolta, il linguaggio asciutto, drammatico e
scherzoso allo stesso tempo, decisamente accattivante dell'autrice, che nella
sua versificazione non esita a fare nomi e cognomi di scrittori e intellettuali
come a voler ulteriormente testimoniare il tono di testimonianza personale della
propria Erlebnis. Significative e suggestive, a tale proposito, le
riflessioni di Luciano Nanni, riportate sulla quarta di copertina.
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Recensione |
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