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Senz'alfabeto

La carità erotica nell’edonismo geoestetico della poesia di Sandro Penna: un approccio psicocritico

Due bei libri di Anna Maria Guidi hanno allietato l’estremo “agostano avvampo” (lo stilema, felice e icastico è proprio dell’autrice: fiorentina verace, poeta e critico, fra le più interessanti e agguerrite linguisticamente). Colpisce in effetti, e immediatim, la spigolosa, tagliente versificazione di Senz’Alfabeto, saggio introduttivo di Giuseppe Panella e nota di Franco Manescalchi sulla quarta di copertina). E, curiosamente, mi viene subito di pensare, per contrasto, al corpo minuto, fragilissimo e quasi etereo di questa finissima donna, che fa da sorta di fantastico contrappunto alla lingua della sua poesia, invece così potente, di intensa e polivalente carica semantica. Il “recidivo azzardo” -come mi scrive nella sua affettuosa dedica- di queste poesie, a me pare riuscitissimo: una sfida ai luoghi comuni; una sfida al linguaggio piatto e prevedibile di tanta poesia italiana contemporanea; una sfida a squarciare il tamburo della ragione; una sfida nel dilatare le possibilità lemmatiche dei versi, che si offrono in tutta la loro prensile fisicità e pseudo-aulica varietà. Una sofistica (direi persino aristocratica) ricerca sul piano verbale, che sicuramente sarebbe piaciuta -anche per l’inquietante presenza animalistica e la tortuosa dimensione erotica- a un Tommaso Landolfi, forse il massimo “prestigiatore” e “giocoliere” della nostra letteratura novecentesca -beninteso, intendendo il “gioco” nel senso di in mettersi in gioco e mettere in gioco le possibilità estreme della propria espressività. Almeno un piccolo specimen: “s’ingrugna e inventra/l’ungulato fiuto del cignale/furegando in ossari di polvere/le intimità carnali della terra//decolla l’orizzonte un falco pellegrino/ e artiglia il cielo/virando nuvole”.

Parimenti notevole e originale anche l’attività critica della Guidi, di cui un esempio è l’interessante volumetto di qualche anno fa su Sandro Penna (La carità erotica nell’edonismo geoestetico della poesia di Sandro Penna: un approccio psicocritico) nel quale l’autrice sa cogliere alcuni punti nodali della poiesi del poeta perugino-romano: uno di questi che mi ha molto intrigato è la presenza del mare, da intendersi -sulla lunghezza d’onda di un’antica, ma acuta intuizione di Alfredo Giuliani- nella sua accezione tropologica; mare quale rassicurante grembo atemporale, “luogo, storia e memoria che custodisce l’amnios maternale dell’origine”.

Recensione
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