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Consci, instabili giorni
Interni d’immolazione, di Domenico Cara, offre al lettore una fitta trama di elaborati
versi nel cui àmbito l’ esistente viene considerato, nei dettagli esterni come
nelle sensazioni e nei pensieri, secondo multiformi, asimmetrici aspetti.
A contatto
con contesti cittadini in via di progressivo degrado, il Nostro, lungi dal
reagire operando nella direzione di raccogliere eterogenei materiali al fine di
presentarli e abbandonarli alle loro automatiche interazioni, nonché dal
rifugiarsi in fallaci speranze opponendo una pur generosa offerta di sé quale
dolente, sterile, testimonianza, il Nostro, dicevo, di fronte ai suddetti guasti
metropolitani, propone originali scelte poetiche quali possibilità di salvifici
percorsi a partire da chiare consapevolezze, frutto di acute riflessioni sull’
umano destino.
Non è tanto
l’ implicazione sociale in senso stretto, sebbene avvertita come rilevante, a
interessare il poeta, è, piuttosto, la precisa cognizione dell’ inadeguatezza
dei quotidiani usi linguistici a costituire, per lui, stimolo: si parla sempre
di più, dicendo
sempre di meno e la perdita di spessore, d’ incisività, conduce a tediosi
appiattimenti che immiseriscono, assieme all’ idioma, l’ esistenza medesima.
Non troppo
incline all’ invettiva, Cara svolge la sua versificazione con misurata
passionalità, affidando spesso agli aggettivi il compito di riferire su
circostanze per nulla serene: ma, se l’ottimismo è bandito, non si assiste a
capitolazione.
“E noi
attraversiamo dentro fossati una linea | degli enigmi, dove l’immanenza si
fonde al disperso” paiono versi indicativi: non superiamo l’enigma, non lo
sciogliamo, piuttosto lo “attraversiamo dentro fossati”, ossia ne siamo parte,
ci confondiamo con esso.
Siffatta
consapevolezza può vincere lo sconforto e indurre a continuare: non fittizie
illusioni potranno aiutarci, ma perspicue prese d’ atto in grado di favorire l’
emergere di opportuni atteggiamenti.
Con
originali, ritmici tocchi consoni a un progetto di grande respiro, abile nel
proporre immagini secondo cadenze suggerite da una dovizia di pensieri i cui
sbocchi, sulla pagina, risultano sottoposti ad assiduo vaglio, insomma, con la
mano ferma e l’ occhio vigile di chi sa come distillare precise indicazioni,
Domenico Cara offre un peculiare esempio di zelo poetico, volto, in ultima
analisi, a promuovere possibilità di condurre più degne esistenze.
Consci
“giorni instabili”, davvero.
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Recensione |
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