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Il verso della vita

Chi non ha mai pensato: “la vita ha (finalmente) preso il verso giusto!…” oppure, al contrario : “la vita sembra andare nel verso sbagliato!…”? La bella frase idiomatica “il verso della vita” è usata dall’Autrice come titolo del libro non soltanto per dare pregnanza di significato al fluire di eventi che riempiono la sua vita e il suo “cuore di poeta”, quanto per imprimere al titolo stesso una accezione metaforica che rimanda al verso poetico. Perché, in fondo, la vita, tutta la nostra vita, è poesia.

Ogni componimento contenuto in questo testo si presta ad una doppia lettura: una immediata, l’altra interpretativa. Entrambe, nel loro insieme, rivelano il forte messaggio che l’Autrice vuol trasmettere al lettore.

Lo stile asciutto e ricco di significati reconditi aiuta a trovare il doppio binario su cui si snoda tutto il libro, sapientemente disseminato di metafore e rimandi. La totale assenza (o quasi) di punteggiatura è, essa stessa, momento di pausa e di “intra-visione” per l’attento lettore. Poesia: / sofferente esperienza interiore / di recuperare / un ordinato vigore / di messaggi / offrire spicchi / di verità (Poesia, p. 61).

Confucio diceva: “Per il saggio la sostanza è tutto. A cosa servono le rifiniture? Le rifiniture sono sostanza e la sostanza sono le rifiniture.” (Da: “I Dialoghi”).

Dalla lettura degli scritti della Martiniello si evince una forte personalità pratica e concreta che si può definire sicuramente “sostanziale” nel senso dato da Confucio a questo termine.

Le tematiche trattate sono vaste e complesse: l’ampio spettro spazia dal sociale all’intimista. Se pure poste in ordine sparso, le poesie della Martiniello danno un quadro chiaro del suo pathos. In nessun caso - sia che si guardi ai versi intimisti, sia che si guardi agli enigmatici frammenti -, l’Autrice cambia registro di stile, donando facilità di lettura. Analizziamo qui, molto sinteticamente, gli argomenti di maggiore rilevo.

Luisa Martiniello è donna del Sud, donna che ama la sua terra. La Martiniello è donna che parte dal Sud ma vi ritorna più innamorata che mai delle proprie radici: Per quanto / ancora / avrò il piacere / di guardarti / con occhi innamorati / dall’alto / della mia bassezza / e premerti / contro le caviglie / per darti lievito / darmi frutto / assolata mia terra / che distendi le rughe / come socchiuse labbra / e mi fai assaporare / il fresco buio / del tuo ventre / Non è reciso / il cordone / Mi palpiti dentro / sei nei miei pensieri / Rifammi erba / tra i tuoi capezzoli di sasso / refrigerio di fresca linfa. (Per quanto, pag. 67).

Figlia di una terra che ha dovuto abbandonare per motivi di lavoro, l’Autrice intimamente comprende la posizione degli odierni emigrati: Una morta aridità / di zolle sospinge a largo / con occhi asciutti / per chi l’onda strappa via / Tu sogni giorni di tregua sulle rive / d’un corso d’acqua / ma vieni ad offrire / braccia a costo giornaliero / Ti fai tosare sull’erba dinanzi / alla stazione centrale / e ti lavi agli zampilli argentei / Non hai nome / Non puoi più tornare / Sul tuo deserto tacciono le luci (Una morta aridità, p. 46). Colpisce, in proposito, l’aforisma di pag. 77: Se girovaghi molto / le terre si assomigliano / tutte. / Una sola calamita / il tuo piede. (Se girovaghi).

L’Autrice è donna che “sente” il Sud in tutto il suo essere ed è pronta a combattere ogni giorno la lotta per il cambiamento culturale. Luisa Martiniello vive ed opera a Mirabella Eclano (Av) dove è docente di Materie Letterarie e Latino presso il Liceo Classico. Il suo è, senza dubbio, un lavoro che offre un punto di vista privilegiato sulle problematiche che affliggono la vita dei giovani, quelli del Sud in modo particolare. Ma è anche un grandissimo campo di battaglia, se si tiene in considerazione che essere docente vuol dire, prima di ogni cosa, ricoprire un ruolo di educatore: i ragazzi di oggi saranno gli uomini che formeranno la base sociale del nostro prossimo futuro. Essere docente è, quindi, una missione. E la Martiniello crede in questa missione, l’abbraccia e vi si dedica quotidianamente con grande coraggio e abnegazione.

Luisa Martiniello prende posizione. Sempre. Anche quando la sua posizione è scomoda. Difende fortemente gli ideali per i quali i nostri avi hanno combattuto. Sebbene sembri estremizzare, in ultima analisi, l’Autrice difende la vita, la libertà così duramente conquistata: Quello che mi manda / in bestia / è / che tu ti possa / buscare / una pallottola / perché questa massa / di pecoroni / vada in discoteca / inneggi alla libertà / si sottometta alla droga / … / Lo so che è antidemocratico / ma se si annoiano / li lego al paraurti / e li porto fino a casa loro / a piedi / Può darsi che lo studio piaccia di più / d’ora in poi (Quello che, p. 39).

Luisa Martiniello si presenta, dunque, come una donna tutta d’un pezzo, ricca di valori umani; valori che la società calpesta ogni giorno e in tutti i modi possibili. L’Autrice, con la sensibilità propria di chi fa poesia, resta attenta ai fatti di cronaca additando il male che, purtroppo, colpisce i giovani - altamente influenzabili, proprio per la loro condizione di sudditanza rispetto alle moderne lobbies che impongono “valori globali” a scapito dei sani principi: Ritorna il tempo dei figli / che si fregiano di strappi / mostrano le chiappe con slippini / firmati – moda borghesissima - / Sembrano pronti a cercare un angolo / che globalizza sulla rotaia / del consumismo sfrenato / Guai a chi non si finge pezzente / Eppure la nonna li additava / “fracazei”: scassatori per sfizio / e rancore (Ritorna il tempo, p. 47).

L’Autrice impavidamente fa una aperta denuncia di situazioni di corruzione e malcostume. Il suo testo è una chiara accusa ai politici di turno : Spartiamoci / la torta / se questo matrimonio / s’ha da fare / almeno / non lasciamo / neanche / le briciole / Tu porta / in tasca / la <<beca>> / Lasciare qualcosa / nel piatto / è / <<breogna>> / Diamo soddisfazione / ai parenti / Portiamoci tutto a casa / Quello che non ci piace / lo farà fuori / il cane / Ricordati di prendere un paio di posate / Quelle possono sempre servire (Spartiamoci – Elezioni 2006, p. 42).

Vi è anche una Martiniello che mette a nudo il suo intimo, i suoi pensieri più nascosti; una Martiniello che squarcia un velo sulla sua vita di donna e di madre. In alcuni testi poetici sono presenti frammenti della sua personalità, parte degli eventi della sua vita e la schiettezza del vivere quotidiano. In tutti, però, spicca il suo modo sostanziale di vedere le cose.

L’Autrice, ad esempio, non fa mistero di trovarsi a combattere contro le sue stesse paure: Ogni cambio di stagione / do aria ai tessuti / che hanno preso la piega / ormai / di riempire gli spazi vuoti / Un armadio / di cose messe e rimesse / con una storia da raccontare / Guai a liberarmene / Se scoppia una guerra / come mi vesto! / Se viene un terremoto / chi mi veste! (Ogni cambio di stagione, p. 36).

La Martiniello è una donna che ha sognato l’Amore e lo ha atteso con ansia; l’Autrice, che mai – neppure nel sogno – perde il contatto con la concretezza della realtà, ha immaginato un uomo con personalità differente dalla sua, un uomo che, proprio per la sua diversità, la completasse: Io accendo il lume / nell’isola verde che vorrei / Tu su una lingua di terra / che si spegne in acqua / Io sono una conchiglia / appena brinata / Tu una vetta innevata / saldamente ancorata (Ogni giorno moriamo d’attese, p. 29). Le differenze di personalità sono bene evidenziate dall’uso della metafora che mette in relazione elementi naturali quali terra e acqua, elementi meteorologici quali brina e neve, elementi del creato quali conchiglie marine e vette montane. Il sogno dell’Autrice è divenuto realtà quando ha incontrato l’uomo che ha sposato. Con quest’uomo, la fusione di elementi tanto diversi tra loro ha trovato (e trova ogni giorno) una ragione d’essere. Anche quando il modo di vedere le cose non è complementare tra i due, la diversità diviene “completamento per il superamento del sé” e la creazione del “noi”. La Martiniello, infatti, si accompagnerà a quest’uomo per l’intera vita, condividendo con lui ogni cosa, persino i rimorsi e i rimpianti di chi, superata una certa età anagrafica, comincia a fare il bilancio della propria vita: Ora che siamo agli anta / ci guardiamo dall’orlo / del precipizio. / Si accumuleranno veloci i giorni / come pietre scartate / dal terreno / - buone neanche per risarcire / il muro di cinta / che costeggia a tratti - / Tra un battito di ciglia / chiari o tristi / sono sfilati / chilometri d’asfalto e binari / per mete mai identiche / Facciamo somme e sottrazioni / ma i conti non tornano. / Troppo abbiamo dato, poco ricevuto, / tanto sofferto, poco goduto. (Ora che siamo agli anta, p. 18).

L’accumulo di faccende / assedia il giorno e lo riempie / Ogni sosta è smarrimento / Verranno i giorni grigi / e scalceremo insonni / le ombre che pesano sulle gemme (L’accumulo, pag. 78).

La Martiniello è madre e, come tale, soffre il momento del distacco dei figli dal focolare familiare. Ma l’Autrice ben comprende la necessità di costoro di fare esperienza di vita necessaria a trovare il lavoro e l’amore sperati. Si fa, dunque, silenziosamente da parte : l’imminente inverno va inteso come il freddo che la poetessa ha nel cuore a causa della loro assenza. Come madre sempre vigile sul cammino seguito dai suoi figli, la Martiniello non manca di osservare i loro silenzi carichi di parole non dette. Ogni figlio pensa (spesso a torto) che i genitori non possano capire: vi è una tendenza alla chiusura in se stessi. A sostituire i fruttuosi discorsi tra genitori e figli vi è il nuovo trillo del metallico telefonino, dove quel nuovo va interpretato non tanto come la moda sfrenata dei giovani di far squillare il cellulare con l’ultima suoneria di grido, quanto come “esperienza nuova” (d’amore, in particolare) che i figli attendono di vivere, a volte bruciando le tappe : Non possiamo accatastare / le case ricostruite / impossessarci di qualche metro / della casa del vicino, / lontano, / tra misure che non tornano / e furbizie di pollaio. / Ci troviamo stanze vuote / nell’inverno imminente / I figli studiano altrove / e se tornano, / tornano per poco / per farsi accudire / in vista d’un esame / difficile / tanto da non poter sbucciare / una banana, / - frutto esotico che reclama altri sogni - / si ritirano, parlano al muro, / non ai padri, / vestali dell’ultimo fuoco. / Sanno che le ali hanno tentato il volo / che scarseggia il grano / per chi ha testa / e si abituano al silenzio / a spezzoni di saluti / tra nuovi trilli musicali di telefonia. (Non possiamo accatastare, p. 21). La presenza di punteggiatura in questa poesia sta a sottolineare la volontà dell’Autrice di soffermare l’attenzione del lettore sui particolari dello svolgersi della scena: si ha la piena portata del sentire della Martiniello proprio attraverso la cadenza della punteggiatura.

La poetessa, con la sua solita praticità di pensiero, non si risparmia neppure di pensare al momento del proprio trapasso. Immagina ciò che vorrebbe in quell’istante e ci dona il suo testamento spirituale : l’arte poetica. Solo la Poesia, infatti, oltrepassa la persona, supera il tempo e lo spazio e dona ristoro alle anime in perenne ricerca.

Se dovessi lasciarvi / senza preavviso / - mi raccomando - / un composto dolore / un silenzio di fiori / uno spicciolo / non tra le pieghe / delle mie labbra / ma nell’anfora / d’acqua per un pozzo / che plachi l’arsura / e invogli la zolla / a inebriarsi / e un quaderno e una penna / per due occhini / che sanno leggere / nel ventre delle nuvole / l’amore del giorno. (Se dovessi, p. 48).

All’attento lettore non sfuggirà che “sostanza del discorso” – qualità tipica della persona di Luisa Martiniello, così come della sua poetica – non significa assenza di Dio. Una velata ma profonda religiosità, infatti, permea tutta la raccolta. Dai versi traspare la mai assopita ricerca di Dio che passa anche attraverso il significato delle piccole cose (materiali e non). Una ricerca di Dio che è rousseauniana e hobbesoniana insieme : questa, infatti, partendo dallo spirito, si sposta sulla investigazione della materia per scomporla, rimescolarla, riunirla, per poi tornare all’immateriale, arricchita di senso nuovo. In questo tormentato momento / non fiaccola di sogno / ma fuochi di specchi / a lacerare gli incontri / e lievito di moneta / a funestare la scala verso Dio (In questo tormentato momento, p. 64).

La ricerca di Dio si trasforma in acuta sofferenza per approdare, infine, alla riva della preghiera che raggiunge persone vicine o lontane, si immerge in frangenti di dolore geograficamente o temporalmente distanti, ma sempre al centro del pensiero e del cuore della Martiniello.

Infrante le bottiglie / non rimangono / che cocci di messaggi / Inutile macerarsi le mani / nel cavo della notte / I gabbiani stridono / il pianto dei superstiti / a distanza / e noi riannodiamo / mozziconi di preghiere / che lievitino pulviscoli / nell’ombra dei cuori / là dove le crepe nella roccia / e i frutti rattrappiti sui rami / segnano altre croste di ferite / tese a slabbrarsi / e altri pensieri di pace / affidati alla sabbia / spengono l’ennesimo giorno / sanguinante sulle tegole (Cocci di messaggi, p. 76).

E’ in questo quadro che trova sicuramente collocazione l’inclinazione dell’Autrice a sognare un mondo dove la cultura sia leva per la pace e il riscatto di tutti i popoli: Nel verso / del mio burqua / seguirei le stagioni / dell’anima mia / Nell’andirivieni / delle trame / l’ordito del mio sogno / libri di tutti i colori / sul tappeto degli avi (Nel verso, p. 31).

L’interessante prefazione di Antonio Crecchia analizza molti altri aspetti della poetica di questa Autrice.

A dare maggior valore alla raccolta vi è la bella e delicata copertina di Antonella De Caro: “L’Onda Nuova”. Sicuramente ispirato dalla poesia Declina (p. 19), il disegno raffigura un girasole che china la corolla per farsi tutt’uno con un tenero passerotto.

Giocando, infine, sulla metafora interpretativa suggerita dal titolo della sua raccolta poetica, si potrebbe definire la poetessa Luisa Martiniello come “colei che ha trovato il modo di dare alla vita il suo verso”.

Sorrento, agosto 2014

Recensione
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