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L'Autore, da tempo noto negli ambienti culturali e letterari italiani, sia per
la proficua partecipazione a concorsi, sia per i diversi libri di poesie
pubblicati, vinse la 5ª Edizione del Premio Nazionale di Poesia "Danilo Masini",
sezione libro edito, con il volume Ombra della sera. Oggi si presenta ai
lettori con un'altra raccolta di liriche che già dal titolo riesce a captare
l'interesse e l'attenzione.
Dividendo la raccolta in modo veramente significativo inizia con la parola
latina Aegritudines, esprimendo quel malessere non solamente tipico del
nostro tempo, manifestando gli affanni e le ansietà del poeta che si avvia verso
quella tristezza con cui può esprimere tutto il sentimento nascosto. Qualcosa
che sfugge al poco attento lettore del nostro tempo in Giorgina si manifesta
invece fin dalle prime poesie: Non ho potuto mai | con le mie stesse
mani | plasmare la mia vita.! Fragile argilla sono,! duttile forse un tempo
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tra le contorte dita | d'oscuro ceramista,! folle di forme tragiche.!
Tragica la mia maschera:! triste volto non mio,! assurda, ignota immagine.
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un rimpianto né triste, né malinconico di non poter essere stata quello che
sentiva dentro di sé. La poesia si fa introspezione profonda senza giudizio, ma
viva presa di coscienza di se stessa e più ancora della realtà che la circonda.
Rapido fugge l'attimo | verso l'oscura landa del passato | labile, lunga strada
misteriosa | dietro le spalle nostre.! Quell'attimo era mio.! Mio come l'acqua
limpida d'un rivo | inutilmente stretta tra le dita,! sfuggente a goccia a
goccia.! Landa oscura il passato,! oscuro baratro indistinto, nero |
cumulo di macerie, di frantumi | senza più forma nitida. | …..
affondando i pensieri in un passato che ormai è solamente ricordo, vivo
struggente e che forse avremmo voluto diverso ma non lo è stato.
Questo
in definitiva è il poeta che scandaglia il recondito e inconfessato che ogni
uomo porta con sé in ogni istante della propria vita. A primo acchito si
potrebbe pensare ad un pessimismo crepuscolare e decadente, che un tempo era
frutto di un certo tipo di poetare, ma nello scorrere delle pagine si rintraccia
quella forza vitale che sa rendere vibrante il cielo, il mare e la terra
calabrese.
Non a
caso il secondo capitolo, o parte del testo, ha per titolo Luce in Calabria;
in esso esce prepotente tutta la conoscenza e il sentire poetico che si esprime
con i seguenti versi: Azzurrità di mare,! di cielo nella quiete dello
spirito.! Il triste manto delle nubi è vinto | dal chiarore dell'aria |
sonante per la melodiosa brezza | che dolce-increspa l'onda dello Jonio.!
Anima azzurra di pace, di gioia | in un giorno che affonda ogni dolore! negli
abissi del mare | e innalza nell'immensità dell'ètere | un albatro ferito,! ormai
rapito dall'azzurrità, fugando così ogni "negritudine" che si nasconde negli
abissi di quel mare che parla e vive gli stessi sentimenti dell'uomo che lo ama
e vive del suo stesso elemento.
Si passa
poi ai versi de Il tempo, la memoria, la poesia, che sono il quotidiano
diario di vita vissuta che riaffiora come attraverso un dolce nebuloso ricordo,
ma che rimane indelebile nell'animo del poeta e passa immediatamente nel cuore
di chi ascolta il lirismo poetico. Prosegue con Macchie d'ombra. Queste
sono la quotidianità alla quale nessuno sfugge! Sono la realtà che vive
tragicamente negli eventi di un mondo che vorremmo diverso ma che invece è
costantemente intriso di sangue, odio, guerra, distruzione e sofferenza
indicibile.
Il
lamento per la perdita di una madre della quale si vorrebbe per sempre viva e
costante la presenza si manifesta in Epicedio per mia madre, dove il
lirismo diventa struggente ricordo e ansia di ritrovare quel calore che solo la
maternità sa trasmettere, ma che alla fine il poeta riesce a celebrare vivamente
con i suoi versi, divenendo esso stesso madre prolifica e ponendo fine ad ogni
rimpianto per non aver potuto fare quello che avrebbe voluto, particolarmente
esprimere alla madre che gli ha dato la vita tutto l'amore che meritava.
Poi il
poeta rientra nei canoni classici della poesia che ci racconta Luci ed ombre
della natura, per terminare negli Amores, chimera agognata,
derisa, travagliata, sconfitta o perduta ma costantemente invocata e cercata da
sempre.
Questo
libro non poteva che essere scritto da una donna, così com'è Giorgina Busca
Gernetti, sensibile, delicata ed allo stesso tempo pronta a scandagliare fino in
fondo quello che sovente rimane nascosto agli occhi dei più; ma con una
singolarità, che non lo è più di tanto: il tutto è scritto con grande forma
poetica, quella che fa riscoprire il sapore ed il piacere del poetare vero.
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Recensione |
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