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Un velo di malessere si distende su quasi tutte le poesie di questo volume di Ferdinando Banchini, ed è questa a mio avviso la particolarità che le caratterizza, insieme a quella d’una descrizione paesaggistica, pur essa sofferta e appannata di malinconiche evasioni. Una poesia difficile da decifrare appieno, che rispecchia una realtà interiore solcata di sospensioni e di incertezze, tra cui il poeta si dibatte nella ricerca d’una propria identità: “Ad altro tempo affioro, ad altra favola | acerba e tenera | e in me rivedo attonito | le albe d’argento ed i tramonti d’oro”.

Consolante e vigile interlocutore si manifesta il paesaggio naturale, variegato di umori cangianti, a cui il poeta ricollega le sue persistenti perplessità: “Agonia della terra. | Livide pozze sommergono | i solchi nudi di biade: | fango molle è la zolla. || Tale l’anima torpida | in un sonno limaccioso. || Aspira all’ora limpida, | gioia di cieli e d’alberi, | soffio di vita, gloria mattinale. || Le nubi nere, inerti, gravano | sui campi squallidi”.

In tutte le composizioni si respira un clima di insoddisfazione definita come “assenza”, ossia come vuoto di qualcosa o di tutto, che genera malessere nei recessi dell’anima, “nel fondo d’un silenzio | che è nido di dolore”.

Oltremodo complicata si manifesta la posizione di fede del poeta ed il suo diretto rapporto con Dio: una posizione vagamente adombrata, ma desiderosa di maggiore certezza o di più avvertita vicinanza: “Se taciuto è il tuo nome, | se ignorato il tuo volto, | solo strazio m’è dentro. | Nel solco della notte | libera me da me | Ch’io rinasca, Signore”.

Suggestivi si rivelano i rari momenti di grazia, portatori di “pienezza”, quasi per significare che al di là delle nubi del malessere fa capolino il sole della speranza, generoso di qualche raggio di serenità: “Dono d’una calda pienezza” in cui l’attimo diventa “Vampa d’eterno”, mentre “una limpida grazia ci possiede”.

Come si vede, ci troviamo di fronte ad un poeta colto, coi suoi variegati paesaggi d’anima, non sempre di facile lettura; ma che – se riguardati con occhi limpidi e sgombri da idee preconcette – offrono risvolti segreti di sofferta umanità.

Ferdinando Banchini è un poeta di ampio respiro. Le poesie raccolte in questo volume (in tutto 38) sono state scelte da sette raccolte (pubblicate in precedenza) e qui ripubblicate con traduzione a fianco in francese, spagnolo, portoghese, inglese. Di lui conosciamo la vocazione letteraria quale critico militante, ed in particolar modo la pregevole monografia su Romano Bilenchi.

Recensione
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