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Chiunque abbia
avuto il privilegio di leggere Freud sa che, secondo la sua rivoluzionaria
Interpretazione dei sogni, il motore di questi sono i desideri inconsci
dell'essere umano. Più precisamente, nel modello teorico da Freud proposto, la
psiche dell'uomo a suddivisa in tre strati, l'Io, l'Es e il Super-io, dei quali
il primo è la struttura cosciente deputata ai rapporti con la realtà, che
armonizza gli impulsi provenienti dall'Es, con i comandi provenienti dal
Super-Io; il secondo è la sede degli istinti, forze originarie e rimosse, che
chiedono all'individuo di essere soddisfatte; il terzo è la fonte dei processi
di censura morale. Le pulsioni, inammissibili per la coscienza, emergono con
maggiore intensità durante l'attività onirica, ma la censura operata dal Super-io comporta una
loro trasformazione, tale da eludere i veti posti. Ciò
che si sogna, il teatro onirico che I'individuo allestisce, viene definito
contenuto manifesto. Precise leggi ne regolano la formazione, quelle stesse che
regolano la creazione poetica di Rossano Onano in Ammuina. La rappresentazione
e innanzi tutto rappresentazione visiva, quasi pittorica. Elementi che nella realtà apparirebbero scollegati, qui vengono unificati e sovraccaricati
semanticamente.
«Guarda che ti
aspetto, ti aspetto da tanto tempo, | dice la magra ombra della vedova corvina.
| Ride il gatto tigrato lento nel mattino, | splende dalla gruccia la rossa
veste nuova.» (La rossa veste nuova, p. 24)
Gli oggetti, le
figure, si concretano inaspettatamente sulla scena, una scena che non
apparterrebbe a loro naturalmente, perché lontana per spazio o tempo. Ed ecco
allora che Nella pineta di Classe [può] avventurar[si] mansueta l 'anima
cinematografica di Monica Bellucci, anima che in realtà e corpo, seduzione;
soggetto di una profezia che ha una dimensione quasi sacrale: «Tu poserai sull'albero più antico
| la carne nera velata, dice, e vedrai scorrere | da quella
scorza il vino; poserai la carne bianca | e correrà sul tronco l'acqua chiara. Io
conosco | la tua pazienza, d'acqua e di vino mi laverai» (da Nella pineta di
classe si avventura l'anima cinematografica di Monica Bellucci, p. 41) ma che,
lascivamente denudatasi, abbandona la scena con un'affermazione da Gradisca felliniana. Il paradosso si fa, allora, motore creativo e
lo stesso Federico Fellini può
fornire a Tonino Guerra «spunti per [delle] scenografie». La realtà è, però,
più assurda, folle, imprevedibile di qualunque sogno. E se è vero che
«Scherzando, si può dire tutto, anche la verità» (Sigmund Freud) allora la
denuncia sociale può solo passare attraverso l'ironia. Alissa, protagonista di
una serie di liriche, dopo aver subito soprusi dal padre e maltrattamenti dalla
madre, sfrutta un programma di successo per recitare un avvicinamento con la
famiglia e meritarsi, così, una standing ovation del pubblico; l'imputato, che
vuole difendersi e riacquistare credito, non solo non viene ascoltato, ma
addirittura «Fucilato alla schiena, per manifesta vigliaccheria, (Palazzo di
giustizia. Sentenza, p. 18). Ma soprattutto nel titolo e nella serie All'ordine
Facite Ammuina (pp. 25-27) che l'ironia rivela tutto il suo potere eversivo. Il
Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841 recitava:
«All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e
chilli che stann' a poppa vann' a prora; chilli che stann' a dritta vann' a
sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta; tutti chilli che stanno
abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' basciopassann' tutti p'o
stesso pertuso». Se si considera che tutto questo era seguito da una nota bene
che recitava «da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del
Regno», ci si può domandare: quanto sono effettivamente cambiati, nell'attuale
società, i rapporti con «il superiore».
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Recensione |
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