100 anni di storia italiana.
Prima guerra mondiale: Antonio Toffanin, una storia minima
Massimo Toffanin, socio fondatore e presidente dell'Associazione
centro studi onorevole Sebastiano Schiavon, continua le sue ricerche storiche,
documentate con scrupolo, sulla società veneta e in particolare sugli strati popolari che sono stati la
base della Chiesa cattolica e del differenziato associazionismo culturale, economico e politico da
essa creato nel Veneto, sopratutto dopo l'annessione della regione al Regno dei Savoia.
Nell' archivio della sua famiglia, erano conservate 79 lettere
dirette al nonno Antonio dall'aprile 1918 al marzo 1919, assieme ad ad altri documenti. L'archivio
era contenuto in un armadio segreto di cui solo il padre di Massimo Toffanin aveva la chiave. La
ragione della segretezza si può facilmente immaginare. Esso conteneva infatti anche una ventina
di fotografie (riprodotte nel volumetto) delle barricate erette a Parma dagli Arditi del
popolo efficacemente comandati dal deputato socialista massimalista Guido Picelli. Picelli aderì poi al Partito comunista italiano e infine morì
combattendo in Spagna durante la guerra civile.
Quando il 1°agosto 1922 fu proclamato lo sciopero legalitario,
sciopero politico, dall'Alleanza del lavoro, a Parma confluirono migliaia di squadristi fascisti,
comandati da Italo Balbo, per stroncare lo sciopero. Ma dovettero abbandonare il campo.
Fu uno sciopero diretto malamente in campo nazionale ma a Parma
come si dimostrò che lo squadrismo fascista poteva essere sconfitto. Parma durante lo
sciopero dell'agosto 1922 fu una eccezione.
Gli Arditi del popolo furono una formazione militare di
autodifesa dalle aggressioni dello squadrismo fascista nella quale non confluirono tutti i
militanti dei partiti antifascisti. antifascisti.
Le fotografie sono una ulteriore prova della modestia dei mezzi
con i quali gli antifascisti di Parma sconfissero lo squadrismo. E sicuramente, durante gli anni del
regime fascista, un eventuale rinvenimento delle foto dell'archivio familiare della famiglia
Toffanin avrebbe comportato qualche fastidio con la polizia.
Mussolini nel 1927 espresse un giudizio molto lucido e
sostanzialmente esatto sullo sciopero dell'agosto 1922. Dopo il fallimento dello sciopero antifascista
dell'agosto 1922 erano rimaste in campo solo due forze politiche: il governo liberal-democratico e
il fascismo.
La cosiddetta “storia minima” è strettamente legata alla “grande
storia” e molto spesso non ne subisce i pesanti condizionamenti spesso propagandistici.
La corrispondenza dell'archivio familiare Toffanin consente
ricostruire uno spaccato della vita quotidiana, delle difficoltà incontrate da un piccolo nucleo
familiare veneto durante gli anni della Prima guerra mondiale.
Il sostegno più solido ai ceti popolari sfollati al di là del
Piave o rimasti nel Friuli e nel Veneto occupati dall'esercito imperiale-austriaco è dato dai parroci e
dalle gerarchie religiose il cui prestigio è fondato sulla loro costante vicinanza alla
popolazione in tutte le circostanze. I parroci rimasero al loro posto.
Nell'ultimo anno della guerra, per tutti, sia per la popolazione
rimasta nel Veneto occupato che per gli occupanti dell'esercito austriaco è la mancanza di cibo.
In una delle lettere dirette ad Antonio da uno dei suoi amici
rimasti nel Veneto occupato si legge questa efficace descrizione: “Noi al giorno seminavamo le
patate, ed essi (i soldati occupanti, ndr) le dissotterravano. Tutti i prati erano a loro disposizione, da
per tutto era pascolo, in luglio han cominciato a rubar teghe, le pannocchie immature erano lor cibo
quotidiano, ed intanto la povera popolazione si cibava di erbe, dimagriva e moriva ogni giorno
sempre più; la mortalità è stata enorme: otto volte maggiore che nei temi normali, senza latte,
perché le mucche erano state rapite, senza nessun alimento adatto, senza medicine, gli animali
morivano come mosche. Il nostro
Vescovo andò ad Udine per implorare dal Comando Supremo
austriaco dei provvedimenti che impedissero alla popolazione di morire: fu schernito e cacciato
via”.
Antonio, figlio unico di madre vedova, deve fare i conti con la
disorganizzazione burocratica dell'esercito italiano che è lentissimo a riconoscergli la
qualifica di soldato di terza categoria e con funzioni di rincalzo, in parole semplici, destinata a non essere
inviata al fronte. La qualifica di soldato di terza categoria gli fu riconosciuta un anno dopo il
suo congedo avvenuto il 5 marzo 1919.
Anche Angelina deve lottare per ricevere il sussidio che l'Alto
Commissariato, istituito dal presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, aveva
previsto per i profughi.
Angelina viene trasferita e si trova a Parma il 1° agosto1922,
quando l'Alleanza del lavoro proclama uno sciopero generale nazionale in difesa delle libertà
politiche e sindacali, sospeso il 3 agosto. Italo Balbo capo dello squadrismo padano, espressione
armata degli agrari, attacca la città e in particolare i quartieri popolari. di Oltre Torrente. Guido
Picelli guida la resistenza che durerà cinque giorni e infliggerà delle durissime perdite agli
squadristi. Le numerose foto dell'archivio familiare, riprodotte nel volume, delle barricate di Borgo
Salina. Santo Spirito, Carra, Minelli. ed altre ancora sono una testimonianza molto interessante della
modestia dei mezzi con i quali gli antifascisti di Parma hanno sconfitto lo squadrismo padano.
Il nucleo familiare del nonno Antonio era composto dalla madre
vedova, poi risposatasi, dalla sorellastra Angelina, gerente dell'ufficio postale di Villabruna,
una frazione di Feltre. dopo la rotta di Caporetto, ricevette l'ordine di trasferirsi a Spilamberto in
provincia di Modena Angelina era l'unico reddito sicuro.
Il nonno apparteneva alla classe di leva 1900 che fu chiamata
alle armi nel marzo 1918, dopo Caporetto e l'arretramento dell'esercito italiano sulla linea
del Piave. Circa quattrocento mila civili veneti abbandonarono le loro case e si rifugiarono in varie
località del resto d'Italia. Molti altri rimasero nel territorio occupato dall'esercito austriaco.
Antonio il 20 marzo 1918 dovette presentarsi al distretto di Modena e fu assegnato al 3° Reggimento Genio
Telegrafisti quale soldato di 1a categoria. Era suo diritto, come
figlio di madre vedova, essere riconosciuto come soldato di 3a categoria, di essere inquadrato in un battaglione non
combattente in prima linea.
Ma anche per ottenere questo riconoscimento dovuto la madre e la
sorellastra devono ricorrere alla tradizionale “raccomandazione”.
Una lettura stimolante. L'unica osservazione critica riguarda la
scarsa leggibilità date le dimensioni, delle due carte geografiche relative al Feltrino e a Fossalta di
Piave.
dicembre 2017
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