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Omaggio a Vittoria Aganoor Pompilj
nel centocinquantenario della nascita a Padova
Le tre giornate di studio e di celebrazioni

Sabato 18 giugno 2005
ore 17, Arquà Petrarca, Villa Centanin

Convegno
"Sotto l’amica luna"
(dal v.13, in Aprile, “Leggenda Eterna”, p. 27)

La Fondazione Musicale Masiero-Centanin ha ospitato il primo convegno, dei tre programmati, nell’omonima splendida Villa con giardino in stile Liberty, in Arquà. Dopo l’apertura ufficiale del Convegno ed il saluto da parte del sindaco di Arquà, Maurizio Perazzolo, Lucia Gaddo Zanovello ha presentato l’edizione anastatica di Leggenda Eterna;

 

da sx: Lucia Gaddo Zanovello, Antonio Mazzetti, Lucia Ciani, Anna Maria Farabbi

Anna Maria Farabbi (poetessa perugina) ha parlato del carattere e della modernità di V. A. con particolare riguardo al suo periodo umbro, Antonio Mazzetti (studioso e naturalista estense) ha illustrato l’ambiente euganeo di fine Ottocento fra paesaggio e contesto socio-culturale, mettendone in luce la sensibile “lontananza”, nella mentalità di allora, dalla città e dai cittadini; Lucia Ciani (giornalista pubblicista di Tarcento del Friuli), ventennale studiosa della famiglia dei conti Aganoor, ha dato risalto, in particolare, al nutrito carteggio della poetessa con Almerigo da Schio (lettere dal 1886 al 1909). Ad allietare la serata, a cura della Fondazione Musicale Masiero Centanin, la soprano Elisa Ramon, accompagnata al piano, ha eseguito, emozionando il pubblico, il testo della Aganoor Aprile, musicato nel 1901 dal maestro milanese Enrico Bossi ed il pianista Giulio Andreetta ha eseguito al piano una pregevole selezione di musiche del tardo Ottocento e del primo Novecento. A conclusione, presso il vicino ristorante "La Montanella" ha avuto luogo una magnifica cena in stile Belle Epoque.

 

Lucia Gaddo Zanovello
curatrice della riedizione anastatica dell'opera Leggenda Eterna di Vittoria Aganoor Pompilj

La soprano Elisa Ramon della Fondazione Musicale Masiero Centanin esecutrice del testo Aprile di Vittoria Aganoor Pompilj

Annotazioni a margine dell’evento del 18 giugno

Sono stati momenti ricchi, avvincenti e piacevoli fra storia, cultura e musica; la profonda umanità, in fondo, che abbiamo ritrovato in “Leggenda Eterna”, la fortunata opera di esordio di Vittoria Aganoor, edita nel 1900, ora riproposta in copia anastatica.

Dalle possenti vette bibliche del vulcanico Ararat che si staglia sullo sfondo dell’altopiano armeno, antichissima enclave cristiana nel Caucaso, ricca di centinaia di monasteri, alla pace ispiratrice delle miti e verdeggianti pendici euganee: è stato affascinante riparlare nella cornice inedita dei nostri Colli, nell’anno in cui ricorreva il centocinquantenario della sua nascita a Padova, di Vittoria Aganoor, letterata di nobile origine armena, che in Arquà Petrarca possedeva una casa ed un podere a vigneto.

È stata l’occasione per ricordare ancora una volta, il millenario legame culturale e di collaborazione, anche commerciale, fra Veneti e Armeni. E ci inorgoglisce che essi abbiano scelto questa regione italiana, ormai da secoli, per la solida formazione dei loro giovani nelle nostre Scuole.

Vittoria Aganoor è certamente personalità privilegiata rispetto alla media delle donne della sua epoca, e non solo per l’agiatezza del suo stato sociale, ma anche perché ebbe in sorte rare doti naturali e straordinaria sensibilità. L’intelligenza, il temperamento, la fierezza, il rigore, la fermezza, l’amore per la libertà, come l’abnegazione personale a favore degli affetti familiari, la chiara spinta verso l’emancipazione dalla soggezione alla parte maschile del mondo, verso cui era esigentissima e da cui, perciò, veniva quasi sempre delusa, insieme alla schiettezza autentica delle brucianti passioni amorose, l’anima tormentata e inquieta come i paesaggi delle sue ataviche origini, luoghi che ella non vide mai, il suo candore senza tempo, ne fanno una personalità ricchissima, sfaccettata e assolutamente moderna.

E dalla consapevolezza che la pagina scritta è viva, dunque capace di rifiorire nel tempo, e che Ella appartiene ancora profondamente al nostro mondo, come pure al popolo armeno, è nato lo slancio di voler condividere il piacere della riscoperta, di divulgare il suo spirito, attraverso la riedizione della sua Opera prima, rara, perché ormai praticamente irreperibile.

Da qui la ristampa anastatica di “Leggenda Eterna” nell’edizione del 1900 dei Fratelli Treves di Milano e la cura attenta che la riproduzione fosse il più possibile fedele e conforme all’originale; questo per poter ricreare il testo simile anche al tatto e allo sguardo a quello che fu nelle mani di Vittoria e dei suoi contemporanei. È l’emozione di un messaggio ancora intatto, che ci giunge con le sue luci e le sue ombre, così come voluto dalla poetessa. Nelle 291 pagine di questo volume di “Leggenda Eterna”, di poesia spesso in rima, in versi sciolti o misurati in settenari, novenari, endecasillabi, si susseguono passi autobiografici come per un diario in versi, ricordi di giovinetta, affetti familiari, schizzi dei paesaggi suggestivi in cui Vittoria si trovò immersa, soprattutto gli amatissimi scenari montani. Liriche amorose si alternano a canzoni a tema civile. La magia della parola-simbolo sa suscitare esperienze forti e profonde. Il sentimento costante della morte intesa in senso romantico, spesso la febbre, la malattia (segni forse premonitori di un tragico destino?) ed un certo pessimismo di leopardiana e pascoliana memoria pervadono qua e là tutta l’opera. Visioni anche oniriche, descrizioni di vesperi struggenti, notturni rischiarati da molte e diverse lune in dialogo con la scrittrice, il vento nelle sue forme cangianti e, ricorrente, l’amatissimo mese di aprile, costituiscono, tutti insieme o presi unitariamente, gli elementi chiave che riportano in luce il canto sorgivo di un’anima eletta. La poetessa sentì l’amore in forma tempestosa, ebbe traversie e avversità, insieme ad occasioni eccellenti e giorni straordinari, per i quali nutrì profonda nostalgia. Patì forse un certo fatalismo orientale e un sottile compiacimento della vanità della vita e dell’amore, ebbe la convinzione che la vita dovrebbe essere comunque e sempre amore, sentimento tuttavia non diverso, a consuntivo dell’amara esperienza esistenziale, parafrasando una sorta di suo “testamento spirituale”, da un’eterna leggenda.

Mancava forse ai luoghi letterari euganei, che annoverano il passaggio di tante personalità di vario spessore e anche cronologicamente dissimili, come Ruzante, Petrarca, Foscolo, Casanova, Fogazzaro, Byron e Schelley, un femminile cammeo dai lineamenti perfetti quale è Vittoria Aganoor Pompilj. Le tre giornate di studio e di ricordo che sono state a lei dedicate, promosse dall’Azienda agricola Ca’ Lustra-Villa Alessi, hanno visto la collaborazione di personalità di chiara fama in campo letterario; esse hanno a lungo dissertato sulla sua poesia, ed hanno portato preziose testimonianze, diverse ed esclusive, che gettano luce sui vasti, interessanti carteggi disseminati sul territorio italiano ampiamente percorso durante l’inquieta vicenda umana della poetessa, per lo più conservati fra Veneto, Friuli e Umbria, ricchi di significato letterario e biografico anche per quanto concerne i numerosi, talora illustri corrispondenti e per gli illuminanti ragguagli sui luoghi in cui è vissuta e sui personaggi incontrati nel corso della sua non lunga esistenza. Tutto ciò è avvenuto anche attraverso ricche documentazioni fotografiche e manoscritti, provenienti da collezioni private eccezionalmente messe a disposizione di appassionati e studiosi per tutta la durata degli incontri.

La poetessa perugina Anna Maria Farabbi ha portato la sua testimonianza dell’ultimo decennio di vita di Vittoria in Umbria, dove ella trovò tardi una breve serenità, accanto al marito, l’ingegner Guido Pompilj e del considerevole patrimonio cartaceo di diversa origine che la riguarda: poesie giovanili di Vittoria con correzioni e varianti, appunti, recensioni, ritagli di giornale, riviste e soprattutto lettere ad amici e familiari, conservato negli archivi di Magione e di Perugia. L’intervento del noto naturalista e divulgatore estense Antonio Mazzetti con la sua abituale piacevolezza ha simpaticamente parlato dell’ambiente euganeo di fine Ottocento fra paesaggio, toponomastica e contesto socio-culturale. Lucia Ciani, infine, giornalista pubblicista di Tarcento del Friuli, dove risiedeva la figlia terzogenita della famiglia Aganoor, Elena, ha trattato ampiamente del carteggio di Vittoria con Almerigo da Schio, oggi stampato.

 

da sx: Lucia Gaddo Zanovello, Antonio Mazzetti, Lucia Ciani, Anna Maria Farabbi

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