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Omaggio a Vittoria Aganoor Pompilj
nel centocinquantenario della nascita a Padova
Sabato
5 Novembre 2005
Faedo di Cinto Euganeo, Villa Alessi, Sala dei
Convegni
Convegno
“Tra-vasi comunicanti: linfa della scrittura e alchimia del
Flammeo”
Relazione della serata conclusiva
e
riepilogo dell’esito dei lavori
A chiusura degli incontri, la sera di
sabato 5 novembre, alle ore 21, a Faedo di Cinto Euganeo, in Villa Alessi, è
tornata Anna Maria Farabbi per intercalare la linfa della scrittura di
Vittoria Aganoor (certamente amante e intenditrice del buon vino, e dei buoni
prodotti della terra, a leggere qualche gustoso cenno nei carteggi) con
l’alchimia del “Flammeo”, nome di battesimo da me
pensato per quel peculiare, generoso
vino rosso, con il quale si è a lei brindato, ricavato dallo stesso
vigneto che Vittoria ricevette dalle sorelle Elena e Maria come dono di nozze
nel 1901, oggi in custodia e cura all’Azienda agricola Ca’ Lustra- Villa Alessi,
che da sempre ne conserva la denominazione “Aganoor”.
A chiarirne l’etimologia, che vuole mettere
in relazione la particolare fisionomia e vicenda umana della letterata con il
“suo” vino, ricordo che il termine “Flammeo” anticamente designava il telo di
colore rosso acceso o arancio che si poneva sul capo delle spose romane, simbolo
di purezza, di vivida offerta di vita e, più tardi, valeva anche per il velo
votivo delle monache novizie. Come non pensare al rimando delle nozze tanto
tardive quanto appassionate di Vittoria Aganoor, dopo che lei ebbe tutto sacrificato, l’età
prima, quella degli amori perduti, agli alti ideali delusi, la seconda e ultima,
alla lunga malattia della madre Giuseppina che la costrinse, sia pur senza
rimpianto, ad una vera propria “clausura” per la continua assistenza di lei in
casa a Venezia, fino all’ultimo raggio di giovinezza?
Il nome mi è balenato improvviso, ardente
come l’amore e screziato della viva fiamma del dolore per il fato crudele che
segnò gli sposi Aganoor-Pompilj.
In quella singolare operazione la Farabbi,
dopo un mio consuntivo degli incontri, che richiamerò sommariamente più sotto,
“ha duettato”, intercalando versi aganooriani opportunamente prescelti per
l’occasione, con Sandro Sangiorgi, noto giornalista e critico di settore,
maestro enogastronomo, fondatore e curatore della rivista enoculturale “Portos”,
dai più definito come l’unico erede di Luigi Veronelli, che ha raccontato e
illustrato con la consueta verve, se pure severa e determinata, la natura,
l’indole ed i segreti di questo vino che è annoverato fra i rossi migliori
dell’Azienda che ha curato gli eventi.
Con quel brindisi d’eccezione si concludeva
il ciclo di incontri organizzato per celebrare e nel contempo fare maggior luce
su questo affascinante e complesso personaggio femminile della nostra
letteratura.
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Faedo di Cinto Euganeo, Veduta d'assieme della Sala dei
convegni di Villa Alessi |
Al centro dell’attenzione poniamo ora
quanto rimasto dopo l’impegno sostenuto da tanti attori in scena. Anzitutto, va
precisata la corretta pronunzia del cognome di Vittoria, che è “Aganur”,
dovremmo infatti dare ascolto all’invito di Antonia Arslan, che ne ha spiegata
la trascrizione inglese dall’armeno aga=signore nur=luce: magnifico e
promettente epiteto per anime elette…ma, tirando per così dire le somme, per
dare nuova vita a Vittoria, per prima cosa abbiamo concretizzato la riproduzione
anastatica, nel suo splendido piccolo, elegante
formato originario a colori della sua Opera prima, Leggenda Eterna,
ottenuta mediante foto digitali ad alta definizione. Ed abbiamo appreso da tutti
gli studiosi, unanimi, essere questo ottimo strumento di studio, proprio in
quanto duplicato fedele dell’originale.
Nel corso di questi incontri, abbiamo
ascoltato il contributo di numerose, competenti, illustri voci, convenute da più
parti d’Italia, che hanno portato testimonianze inedite su Vittoria Aganoor, sulla sua
biografia, sulla sua opera in prosa e in poesia; durante la vivace tavola
rotonda organizzata da Antonia Arslan su Vittoria Aganoor, i densi, veloci tratti sicuri
degli studiosi hanno illuminato per noi i luoghi pubblici e privati di questo
personaggio, con incursioni nella vita della Poetessa, talvolta portando alla
luce gustose confidenze familiari, di amici o letterati, desunti dalla
vastissima rete di carteggi sparsi per l’Italia in Archivi pubblici e privati.
Dai primi due Convegni in particolare, si è
appurato che esaminando le carte manoscritte di Lei e dei suoi corrispondenti,
ed i giornali d’epoca, è possibile ricostruirne i passaggi esistenziali anche
nei minimi particolari. Si comunicava forse di più nell’Ottocento attraverso
reti epistolari estesissime, che oggi con la telematica! Ho provato talora
commozione, mista ad una sorta di sensazione di turbamento maggiormente nella
frequentazione delle ricerche di quei giorni, che nell’apprendere qualche
episodio odierno di violazione della privacy, quando mentre viene
offerta-imposta la conversazione telefonica di chicchessia, qualunque
informazione presa od ottenuta in buona fede, può divenire violazione della
sfera personale…paradossi contemporanei.
Tenterò ora di fissare alcuni punti nodali
nella questione letteraria aganooriana desunti dalle due giornate di studio del
18 giugno e del 28 ottobre:
- vi è la
necessità di convogliare finalmente in un luogo deputato preciso tutto il
materiale vario, manoscritto e a stampa, sparso negli archivi e nelle case
presso famiglie, in giro per l’Italia e anche all’estero. Antonia Arslan si
augura si renda disponibile per questo la città di Padova, dove la poetessa di
origine armena, è nata e cresciuta e dove gli armeni mantengono da sempre un
forte nucleo di appartenenza; questo potrebbe avvenire, consiglia Anna Folli,
preferibilmente sulla base di ottimi duplicati digitali dei documenti originali,
strumenti di lavoro ideali per gli studiosi, e in questo Franco ed io abbiamo
colto nel segno scegliendo, dopo lunga riflessione, per la ristampa di
Leggenda Eterna la strada della foto digitale ad alta definizione, per
onorare Vittoria Aganoor e per porre la prima pietra volta a ricostruire e a rivalutare a
tutto tondo la sua opera, in modo tale che si vada finalmente al di là delle
rare, minimali e ripetitive antologizzazioni di suoi testi. E questo è stato
certamente un passo importante, che ora ci gratifica.
- siamo tutti
concordi nell’affermare che Vittoria Aganoor è scrittrice assolutamente moderna
per stile e scrittura e, per contenuti, attualissima e che vi sono anche
nell’inedito, sue prose meritevoli di essere finalmente pubblicate in una
raccolta organica e completa. (davvero splendida la novella letta al pubblico da
Anna Folli). Non c’è dubbio che risulta appassionante e di grande interesse
anche lo studio del personaggio, così complesso, ricco, sfaccettato, nevrotico,
manca, tuttavia, una biografia aggiornata che tenga conto di tutto quanto esiste
di documentato su di Lei; è certo poi che vi sia molto altro ancora che può
venire alla luce.
- È infine pur
vero che è comunque la poesia a dover parlare ed attestare il valore dell’opera
di un personaggio, e non soltanto gli epistolari o la vicenda umana, ma il vero
problema è che, purtroppo, anche per ammissione degli esperti, è più facile ci
si occupi dei carteggi e che questi vengano stampati, piuttosto che attivare uno
studio organico, critico e competente dell’opera poetica dell’autore. Ma al di
là di ogni altra considerazione, è certo che vale la pena di avviarlo perché i
versi di Vittoria Aganoor sono talora così intensamente lirici, le valenze dei significati
si spingono così oltre il canzoniere d’amore, dell’infinita, eterna leggenda
dell’illusione amorosa o del suo sogno romantico…vi è in Vittoria Aganoor una convivenza
cupa e precoce col sentimento della morte, un’attenzione vigile, a tratti
esasperata, al deterioramento di ogni aspetto della vita, financo del sentire,
ad opera del tempo, che impietoso passa su tutto, e tutto con sé trascina, dagli
affetti, che smarriscono, alla bellezza, che sfiorisce presto e
inesorabilmente.Vi è in quest’anima fiera una percezione sensibilissima della
propria e altrui fragilità, della Malinconia, compagna fedele degli spiriti
profondi, inoltre una velata ma sottile ironia pervade il suo doloroso cantare
la caducità dell’esistere e delle giovanili illusioni.
Certo Vittoria a immaginarla sui rotocalchi
d’epoca fra regine, statisti e letterati di levatura internazionale, grazie al
suo talento e molto all’eccellente marito, fu donna privilegiata, invidiata e
celebrata, ma sappiamo anche che Ella conobbe presto i toni di una profonda
infelicità, e che portò impressa nell’anima, attraverso la personale vicenda
umana e quella delle terribili malattie di tanti familiari, quasi la cruenza del
marchio fatale della tragedia armena, di cui venne certamente a conoscenza.
Ma sovrana, sopra i casi della sua vita più
intima, talora impietosamente svelati dalla nostra passione di tutto voler
sapere, resta la sua indimenticabile Poesia, che può ancora essere emozionante e
luminosa fonte di nuove scoperte, persuasi, oggi più che mai, che si debba
cercare Vittoria Aganoor soprattutto nei suoi versi, e precisamente in quelli
da lei stessa licenziati per le stampe, come in Leggenda Eterna, che ora
possiamo leggere e godere nella sua veste originaria.
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Faedo di Cinto Euganeo, Vinoteca di Villa Alessi |
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