Servizi
Contatti

Eventi


Riflessioni intorno al pensiero di Rudolf Steiner
riguardo l’arte, lo spirito, l’educazione dei giovani e l’autenticità dell’essere adulti

Educare è un’arte, sostiene Rudolf Steiner (1861 – 1925), come un’arte è vivere, e l’arte è strumento privilegiato di conoscenza dello spirito, àmbito in cui avviene l’incontro fra Io e Io, senza veli frapposti, a viso aperto.

L’atteggiamento naturale nel bambino è artistico come è naturalmente spirituale e pure è spirituale ciò che resta in cuore dopo l’ammirazione delle creazioni artistiche.

I piccoli sono capaci di vedere nel mondo naturale l’anima e lo spirito prima e dopo di noi adulti, che ne abbiamo perduto e dimenticato la capacità, ‘chiudendoci’ allo spirito, sopraffatti dal contingente; non sappiamo più vedere oltre la superficie delle cose.

I bimbi aiutano gli adulti a reimpossessarsi di ciò che avevano perduto, ma i ragazzi hanno pure bisogno di autorevoli figure adulte.

A proposito dell’insegnamento, colpisce questa affermazione categorica di Steiner: “Saremo in grado di fare le cose giuste in campo educativo solo quando ne avremo un certo pudore, quando ci vergogneremo a parlare di pedagogia”, perché, spiega il filosofo, l’educazione non può essere formulata in concetti, non ci si arriva teorizzando, la si impara confrontandosi con i giovani.

L’educazione deve diventare naturale. Non può ridursi a galateo di buone maniere. Mira a conoscere, non ad impartire lezioni. È la vera conoscenza dell’alunno a trasformare l’uomo in maestro. E, paradossalmente, conclude Steiner, così facendo, non dovrebbe più esserci bisogno, un bel giorno, di parlare di educazione.

Anche Fichte (per il quale l’obiettivo dello Stato sarebbe di scomparire poco a poco) e Schiller hanno detto che la moralità deve diventare tale per cui lo Stato non avrebbe motivo di esistere: ‘un bel giorno si dovrà fare a meno del suggeritore’.

Ma gli uomini tendono e non rendersene conto e la pedagogia è nata quando non si è stati più in grado di attingere alle forze elementari dell’uomo, sostiene Steiner.

Lusinga chi d’arte vive, questo assunto steineriano: “Chi investe nella creatività artistica impara veramente a conoscere e si mantiene giovane, tenendo lontano l’inaridimento così spesso riscontrabile negli adulti”.

Tutti noi sappiamo bene, anche se non amiamo confessarlo, che il bambino che è dentro di noi è la cosa più importante che abbiamo, che dobbiamo aspirare ad essere ‘infantili’, Steiner avverte severamente che se non ci fosse più in noi quella forza attiva che avevamo nell’infanzia, non potremmo essere educatori, e questo dovrà avvenire, comunque, senza diventare mai pedanti, nel senso di chi ostenta con presunzione la propria erudizione e si mantiene ottusamente ligio alle regole; ma si dovrà essere educatori secondo l’etimo originario: paidagogòs, che letteralmente, vale per chi accompagna a piedi il fanciullo; solo nel tempo, per antonomasia, il significato di ‘pedante’ è virato in noioso formalista, dogmatico e pignolo.

E tutto ciò, d’altronde, si ricollega, più direttamente di quanto non paia, al fatto che la ragione dell’amore sia, come il filosofo sostiene, non nell’amante ma nell’attenzione per l’amato; è tale assunto a rendere questo tipo di amore assolutamente resistente aogni influsso ‘luciferino’, come Steiner usa indicare tutto quello che distorce da ciò che è buono e sincero.

Diventa necessario indagare il mondo spirituale per superare il vicolo cieco del materialismo in cui si è imprigionato l’uomo da se stesso, e l’arte, in quanto esperienza interiore della libertà, porta alla scienza dello spirito.

Ogni singolo individuo, pur mantenendo le sue radici in ogni strato di qualunque società in cui è nato, facendo sua la scienza dello spirito, è in grado di scegliere fra denaro e potere oppure spirito e solidarietà.

Appare molto rilevante pure il concetto di metamorfosi, che investe fenomeni di vita e morte: si ha la sensazione di uscire dalla vita per entrare nella morte, invece si vede e si sente che è proprio il contrario.

Per quanto riguarda il concetto di libertà, pare a Steiner che proprio nell’essere vivi ci sia un che di costrizione, ed è solo entrando in contatto con la natura che si riprende vita, ci si rinnova, in sentore di libertà.

Particolarmente suffraga quanto detto più sopra sui bambini, quanto viene espresso dal filosofo, fondatore tra l’altro dell’antroposofia, riguardo l’Arcangelo Michele e il drago.

Il drago è assimilabile a Satana e drago è pure la scienza, quando diventa minaccia allo Spirito, infatti non essendoci apparecchi per trovare l’anima e non esistendo congegno per misurare la psiche, per quale motivo anima e psiche dovrebbero farsi condizionare dalla scienza?

L’uomo deve smettere di vedere tutto come opera sua, avverte Steiner.

Michele ci fa addentrare nella vera conoscenza attraverso il tessuto spirituale del mondo.

Il drago è l’eccesso di razionalizzazione che divora l’uomo adulto, mentre i giovani si allontanano spontaneamente dal drago. I giovani, ma già i bambini, sono Michele, asserisce Steiner, perché in essi è ancora attiva e opera la forza della vita vissuta prima di nascere, il veicolo, con cui Michele fa ingresso nella civiltà.

Se vogliamo davvero che l’umanità continui ad evolvere, si rende necessario dare ai giovani un’educazione viva, e ciò significa intesserla di arte, per portare a coscienza quello che un tempo viveva nell’inconscio dell’umanità, solo così la conoscenza tornerà ad essere vita.

Sul leggere e scrivere così si esprime Steiner: bisogna imparare a leggere i segreti nascosti in ogni uomo, loro, gli uomini, sono la nostra biblioteca e deve essere scritto solo ciò che può agire sulle anime per farle evolvere. E aggiunge: “l’accumulo di sapere e di nozioni alimenta solo il drago, i libri possono al più additare una possibilità. Quale libro può veramente dire cos’è lo spirito, che è parente non delle ossa ma del sangue. Il sangue ha bisogno di vasi in cui scorrere, ed è nei giovani - afferma Steiner - che dobbiamo versarlo, perché esso non si aggrumi.” Lo spirito è talmente vivo, infatti, che vuole scorrere in continuazione e ogni essere ne indica intuitivamente la via.

Secondo il punto di vista del filosofo e pedagogista austriaco il vero significato delle parole di Cristo ‘Il mio regno non è di questo mondo’ è: ‘Il mio regno non è di questo mondo ma ‘dentro’. Senza l’uomo, infatti, secondo Steiner, lo spirito non è ‘dentro’ il mondo

E questo è il compito e lo scopo della vita umana, quello di permeare di spiritualità la vita terrena. Solo così ci saranno giovani che hanno voglia di parlare agli anziani e anziani che hanno cose da dire ai giovani, cose da accogliere con gioia.

Le generazioni ‘devono’ avere qualcosa da dirsi e da scambiarsi e in realtà l’educatore, se fa le cose per bene, riceve nella misura in cui dà.

Bisogna farsi insegnare dai bambini, con i quali il dare e il ricevere devono assumere il giusto ritmo, dato che l’uomo, sottolinea forte Steiner, perde per strada quello che gli entra solo nella testa, ma quello che gli attraversa il cuore, lo conserva per sempre, in ogni sfera di attività egli si venga a trovare.

Questi miei brevi spunti di riflessione sul pensiero di Rudolf Steiner riguardano solo una minima parte di quanto il filosofo e riformista sociale, nativo di Kraljevic, un paese dell’attuale Croazia, si affrettava a dire, in modo particolare nel corso delle migliaia di conferenze (quasi tutte stenografate, molte delle quali oggi leggibili anche in rete) e incontri pubblici che egli teneva in giro per l’Europa. Incontri ai quali generosamente egli mai si sottraeva, anche a danno della sua salute; innumerevoli furono i colloqui improvvisati o strettamente personali con soggetti che versavano in manifesta difficoltà.

Tutto ciò proseguì fino al 28 settembre del 1924, quando iniziò per il filosofo un inesorabile declino fisico, in parte avvolto ancora dal mistero, che lo portò a morte prematura alla fine di marzo dell’anno successivo.

Si tratta di una vastissima eredità spirituale, di una ricchezza inestimabile cui, a mio avviso – si pensi anche solo all’ideazione della medicina antroposofica o al metodo dell’agricoltura biodinamica da lui elaborato – sarebbe giusto e utile dare maggiore risonanza.

7 luglio 2015

Materiale
Literary © 1997-2023 - Issn 1971-9175 - Libraria Padovana Editrice - P.I. IT02493400283 - Privacy - Cookie - Gerenza