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In viaggio. Poesie di vita e di dolore
Quando si parla di poesia, si
parla di paesaggio, paesaggio dell'anima, lo stesso paesaggio dell'anima che
tocca l'autore d'un quadro, d'un affresco, d'una tela. E se in pittura la voce
intima del pittore si esprime attraverso linee, colori e luminosità (luce), in
una poesia la voce del poeta trova il proprio modulo espressivo nelle parole,
nelle immagini e nella musica. Gli uni e gli altri, nella pittura come nella
poesia, costituiscono quello che io ho chiamato paesaggio dell'anima, in cui si
traducono sentimenti, emozioni e stati d'animo. A questo mondo intimo attingono
il pittore ed il poeta e lo esprimono attraverso la propria poetica. Ed ora mi
accingo a parlare della poetica e della poesia di S. Donadio e di P. Montalto,
due poeti di qualità, due poeti diversi per stile e per poetica che, tuttavia,
si incontrano e si ritrovano nella sublime voce e nella profonda misura della
propria poesia.
Della poetica di Stanislao
Donadio mi piace anzitutto dire, come ho già affermato nella prefazione
dell'antologia, che è una poetica dell'auscultazione. Donadio, infatti, prova ad
entrare dentro di sé e ad indagarsi e ad ascoltarsi. Egli, così, avverte e
coglie, nel profondo, i flussi intimi dell'anima e li traduce in poesia, nella
forma d'un verso in cui le parole si fanno immagini ed il ritmo musica. La sua
parola poetica è suggestiva e, grazie al verso musicale per intima natura, si fa
armonia che placa la psicotica inquietudine del presente e si fa, altresì,
tensione nel senso del tendersi verso l'infinito, smascherando il vuoto del
momento. "Le maschere – egli canta – no non le sopporto / (...) / Alle maschere
preferisco i cesti / Di limoni colmi nei dipinti / e le ginestre lungo le pareti
/ Delle mie strade verso l'infinito" (cfr. Poesia delle maschere). Molti i temi
della sua poesia, soffusi talora anche da un sottile senso di ironia. Fra
questi, mi piace ricordare il senso del tempo che passa e dell'eterno, il senso
del mistero, l'ansia per il male che incombe e per l'insufficienza dell'uomo a
vincerlo; e poi il tema dell'inquietudine dell'uomo, il tema della morte, il
tema della memoria nell'immagine della piazza d'un tempo che contrasta con la
solitudine e con il vuoto del presente; e ancora il tema dell'inconsistenza
della realtà del presente e quello delle lotte tradite. Ma contrasti e
delusioni, nelle Poesie del Calvario di S. Donadio, alla fine si ritrovano in un
sereno quadro d'armonia, grazie al suo canto che ha la capacità di superare le
disarmonie del contingente nell'universale equilibrio del verso, che ha nella
contemplazione dell'infinito la propria misura. Sono belli i versi di S. Donadio
e suggestive le immagini, come quell'immagine d'amore che culla il "pettirosso"
e la "pettirossa" ed apre il cuore all'attesa.
La poetica di Pasquale Montalto è
poetica dello "scavo", quasi un processo di psicanalisi dell'anima per coglierne
i moti oscuri e le voci che vi abitano dentro. È una poetica che spinge il
poeta a guardare dall'alto alla vita, onde liberarla da contrasti e aporie, per
contemplarla nella sua essenza universale e armonizzarne le disarmonie. È un pò
l'estetica della contemplazione già elaborata e conosciuta in Foscolo. Lo si
coglie chiaramente nei versi Con Marc Chagall "Sulla città", in cui egli canta:
"Perché ci innalziamo sulla città? / Forse voglia di superiorità? Oltre non
chiedermi, taci ora" (Con Marc Chagall "Sulla città"). La poesia di Pasquale Montalto
nella silloge "Via del Sole" è poesia di luce, poesia che comunica serenità. E
nella luce si manifestano le voci dei suoi versi, voci che si dipanano come
"presenze" che lo "scavo" del poeta scandaglia, come in sogno, evocandole ed
esprimendole in immagini limpide e in suoni suggestivi di cui si veste la parola
poetica. Nei suoi versi, si sciolgono così i suoi intimi moti di ansia e di
gioia, di emozioni e di nostalgia ed i suoi temi, come il ritorno all'infanzia,
il suo sogno di uomo del Sud, che disegna ed insegue un nuovo mondo, il suo
spirito ribelle ad ogni sopruso e ad ogni ingiustizia, il suo amore per la
libertà e per l'impegno anche in favore della natura, il senso dell'inquietudine
umana e della morte, di cui a volte si adombra il suo verso. Ma tutto poi si
ricompone nel contemplare il volto dell'amore e gli occhi della donna, nel
contemplare tutto come in un sogno. E nel sogno poetico, la vita ritrova,
attraverso la catarsi dell'arte, la propria armonia e la propria speranza e,
nella poesia, l'uomo ed il poeta ritrovano la serenità e l'unità stessa
dell'essere e dell'esser-ci.
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Recensione |
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