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Meno sognante, ma sempre
dialogante e piacevolmente leggibile, è la poesia di una donna di
cultura, nata a Venezia e da tempo
residente a Padova,
che si dedica alla poesia come
saggista e curatrice di antologie,
tra cui la riuscita Il mio bicchiere da
viaggio (Archinto): Raffaella Bettiol raggiunge con Una
sprovveduta quotidianità una sorprendente sintesi fra autobiografismo e
riflessione esistenziale in versi.
Si comincia con Gli amori,
sorta di diario della passione coniugale che
si trasforma in sentimento profondo
e tenace, immerso ma non perduto nel
mare della quotidianità, fra vestaglie
e giornali, gesti abituali e luoghi rassicuranti.
Si continua con i ricordi
di un'infanzia vissuta e sognata, quando è quella del
padre a Urbino, sempre fra città perfette come
gioielli, affacciate sul mondo dalle
loro architetture pregiate. I viaggi sono il terzo ingrediente di questo
resoconto autobiografico di una donna che si
esprime anche nel linguaggio amato di
altri poeti, modelli e interlocutori di un dialogo intenso: «dai
classici spagnoli del Novecento
a Giuseppe Conte», annota Umberto
Piersanti nella Prefazione.
Viaggi in luoghi lontani
eppure avvicinati dai mezzi
di trasporto e dalla cultura,
al punto da
poterne fare
una sintesi poetica
che li comprende quasi tutti, nella poesia
Europa che sintetizza i confini di un
continente antico dalla
sua costa sull'Oceano, dal suo territorio proteso verso
l'infinito , riprendendo i celebri versi di
Dante per Ulisse : “il tuo confine è lì, | la paura e lo slancio | il folle volo
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il precipizio dove s’abbandona la luce in un sonno inquieto”. Grazie ai viaggi e
ai ritorni il cerchio si chiude, la contemplazione di sé si specchia nel più
grande di sé.
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Recensione |
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