Servizi
Contatti

Eventi


Il morso del serpente

Parabola tragica di un consolidato rapporto di coppia, quello tra Querina e Alamo, questo romanzo sviscera in modo impietoso e crudele alcuni di quei sentimenti che finiscono talvolta col travolgere con la propria forza dirompente il più grande degli Amori: la noia, il susseguirsi monotono e abitudinario di gesti che non lasciano spazio alcuno al futuro, e la mancanza di comunicazione, che diventa il terreno fertile di fraintendimenti e di recriminazioni, spesso immotivate.

In virtù di questo, il testo, che coglie gli attimi irreversibili di una storia nella quale oramai ci si “barcamena alla meno peggio”, si presenta come uno scambio di battute astiose e colleriche tra i due attanti i quali, chiusi nel vortice della propria indifferenza, non riescono ad arginare una collera che avrà, nel finale, un risvolto inaspettato. E a nulla servono i brevi sussulti di vigore legati al ricordo di ciò che è stato e agli interrogativi che uno dei due protagonisti si pone. Le parole di Querina – «E ora? Dove siamo finiti ora? Alamo, come abbiamo fatto ad allontanarci in questo modo?…» – riescono, forse, a scalfire l’impassibilità del proprio compagno?

Significativa appare la scelta dell’autrice di collocare tutta la storia nel giorno di Pasqua… una Pasqua piovosa che sembra farsi beffa, con il suo carico di felicità e di speranza che veicola, di una condizione che è invece senza via d’ uscita.

Il tono usato per restituire “gli spinosi meandri dei quotidiani disaccordi”, è molto forte, sprezzante e ironico allo stesso tempo, adeguato al corpo agonizzante che è al centro di tutta la narrazione. Così come appropriate sono alcune immagini che restituiscono questa triste vita a due: quella di una nave che è incagliata da tempo, il cui destino è l’ inevitabile deriva
Recensione
Literary © 1997-2024 - Issn 1971-9175 - Libraria Padovana Editrice - P.I. IT02493400283 - Privacy - Cookie - Gerenza