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L’uomo strabico
Che cos’è che spinge
David Langgartner a rimettersi in gioco, tornando al suo vecchio lavoro di
investigatore? Da tempo oramai non è più commissario di polizia, “Era stato
deluso, aveva dato le dimissioni per diventare scultore come aveva sempre
fantasticato”.
È un delitto efferato,
il ritrovamento di un cadavere, quello dell’industriale Horst Hoffmann, diviso
in due parti, di cui una a Istanbul e l’altra ad Amburgo dove il commissario
vive. Un caso “oltremodo strano”, che stuzzica la sua curiosità e sul quale già
indaga il suo ex collega turco, il commissario Yenidari, chiamato da tutti “Turmac”,
come la marca delle sigarette che fuma di continuo.
Con ritmo incalzante e
coinvolgente, il giallo ci conduce verso personaggi oscuri ed eventi misteriosi.
Ma soprattutto verso un luogo che sembra racchiudere il segreto dell’omicidio:
un mulino a vento, abbandonato e privo, all’apparenza, di qualsiasi importanza,
a cui ogni traccia sembrerebbe ricondurre: “”.
Attraverso una narrazione scorrevole, nutrita di periodi che si succedono in
modo ben concatenato, l’autore riesce a creare non soltanto quel clima di attesa
che ci si attende dal genere giallo, ma anche l’effetto sorpresa, mostrando
grande abilità e doti fuori del comune. | |
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Recensione |
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