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Sono tre e di taglio breve i
racconti di Gianni Ferraresi, e ciononostante capaci di abbracciare, con una
indiscussa abilità narrativa, passato e presente, mondo occidentale e mondo
orientale.
A fare da trait d’union la
magia del Natale, quell’atmosfera d’incanto a noi nota e cara, in grado di
abbattere le barriere del tempo. Le esperienze di vita presente si alternano
così con i ricordi d’infanzia (Il mio amico Franco), i volti di persone
care, oramai estinte, irrompono con prepotenza nella quotidianità, complice un
vecchio giocattolo (La palla di vetro), la città di Betlemme ritorna ad
affascinarci con i suoi allevatori di bestiame e le sue cavità rocciose, tra le
quali spicca una, destinata ad accogliere il Salvatore: «Giunto vicino alla
grotta vidi che dall’interno usciva come una luce e vidi anche una certa folla
formata da pastori che, in silenzio e adorante, si assiepava davanti
all’entrata. Così sempre più preoccupato, mi feci largo per vedere se c’era
ancora il mio bue quando, guardando dentro, inaspettata mi colse una visione
straordinaria. Un bimbo dal viso splendente…» (La roccia della nostra
salvezza).
Con altrettanta bravura
l’autore riesce a delineare con pochi tratti i personaggi tra i quali spiccano:
l’amico Franco, la nonna Erminia mai conosciuta, eppure così presente, la
piccola Letizia, il giovane Caleb, persone semplici, della porta accanto con le
quali ci sentiamo subito a nostro agio.
Tutte le pagine odorano di
amicizia, di affetto, di solidarietà e di speranza, raccontano eventi che ci
accomunano: la prima comunione, il desiderio infantile di primeggiare, di
mettersi alla prova, il brontolio dei genitori. La raccolta pertanto sembrerebbe
alludere ad un desiderio di ri-scoperta degli affetti domestici, di legami saldi
e duraturi che, inevitabilmente, il Natale, con il suo messaggio di gioia e di
amore non può che far riaffiorare in modo intenso e poetico.
Un libretto di cui
consigliamo vivamente la lettura.
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Recensione |
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