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I lupi e il rumore del tempoLa poesia di O. Mandel’stam rende onore alla bellezza, dignità e libertà interiore della vita umana. E’ una poesia che dissesta, e riscuote dal torpore e dall’acquiescenza allo squallore e al degrado morale ed estetico dei tempi. E’ parola di forza e di amore. Nell’acuta reattività dei suoi sensi alla fisica vivezza degli oggetti che abitano ed animano gli ambienti domestici, urbani e naturali, Mandl’stam entra in relazione e sembra interloquire con essi, e quasi confondersene come in un fraterno appartenersi. Vedi un po’ come si sbriciola il tabacco, / schiaccianoci, stupido, mio caro amico. // Fischiarsi la vita come fa lo storno, / mangiarsela come un dolce di noci. (p. 71)
L’acme d’intensità della percezione del mondo oggettivo, vissuto con il coinvolgimento pieno della persona nella dimensione della storia politico-sociale e in quella della quotidianità domestica minuta, contraddice la natura della poesia simbolista,( a cui il movimento poetico dell’Acmeismo, da Mandel’stam fondato, reagisce ), che, depurata di ogni riferimento al mondo e alla vita reale, sentiti come estranei e inesplicabili, si inventa puro oggetto di se stessa, vuoto arabesco musicale. Sono tornato nella mia città, nota per me fino alle lacrime, / fin nelle vene, fino alle ghiandole gonfie di infanzia. // Sei ritornato qui, e allora ingoiati senza indugiare tutto / l’olio di merluzzo dei fanali di Leningrado accesi nella notte. Trovo le traduzioni di Ruffilli bellissime: se il risultato, suscitando ammirazione, dà atto della grandezza del poeta, della sua straordinaria tempra creativa, e delle specificità della sua poesia, - le immagini plastiche e stupende, il ritmo cadenzato, l’aura e il clima terso degli sfondi, la pregnanza di senso, sentimenti e di valori nell’energia perentoria della forma…-, direi che si tratti di una prova assolutamente riuscita, senza dover aggiungere altro che un caldo ringraziamento. Per non vedere, no, il vigliacco, né la sua lordura, / né le ossa sporche di sangue della ruota, / e affinché per me tutta la notte le volpi azzurre / rifulgano nella loro bellezza primordiale, // portami di notte dove scorre l’Enisej / e dove la punta del pino tocca una stella, / perché per mia natura non sono affatto un lupo / e solo chi è pari a me può farsi mio assassino. |
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