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Nel passo lento dei giorni (da “Con alterna fortuna”) Anni addietro Giacinto Spagnoletti scriveva di Lippo: «…Il suo dettato si svolge in un ampio spazio metaforico…inserendosi sino alle più oscure scaturigini nel vasto ambito della natura». Ha ragione Dante Maffia nella prefazione quando afferma: «Questo suo nuovo volume ha in più il dono della persuasione, quel pacato passo che si conquista con la maturità…La vera poesia nasce soltanto se è frutto di un distillato autentico che arriva dalle radici». Ogni poeta è un’apertura linguistica sul mondo e la sua capacità, di Angelo Lippo, è quella di restituirci emozioni, interessi, vibrazioni di vita. Il segno è la parola, il senso è la poesia. Si riscontra nel prosieguo della lettura una sorta di biografia a margine, ma alternata ad altri segni e momenti che allargano sentimenti universali, è anche vero che ogni libro di poeta rivela tracce autobiografiche, ma è anche vero che è la poesia a prendere il sopravvento. Poesia dell’anima, dunque, insieme poesia dei luoghi dove il luogo deputato è la propria città, Taranto, già onusta di gloria magnogreca, ancora bella con il full di “Tre ponti, due mari, una città: Taranto”:
Purtroppo, …Ora qui è più difficile viverci Si eleva altissimo il canto, l’eco del grido che pretende salute e rispetto della parola, la parola del poeta Lippo che è anche denuncia e contestazione, perché chi ama vuole migliorare. Amore e speranze pure in un mondo affollato e globalizzato. Scriveva recentemente Claudia Spaziani, docente della Comunicazione, nel suo articolato saggio sulla cultura tarantina, come Taranto nella continuità col suo passato, può vantare oggi enormi risorse, basta individuarle e lavorare insieme, perché “la poesia è parte di ogni servizio d’amore”. Infatti Angelo Lippo è da decenni orientato in queste direzioni, «Questo suo essere uomo ancestralmente legato agli umori e ai sapori della sua terra e del suo mare…» scrive ancora Maffia. E ben sappiamo l’impegno di Lippo inteso a promuovere e valorizzare il ricambio generazionale senza fermarsi al dejà vu, per le tante attuali potenzialità e validi fermenti che Taranto sa offrire. Se non matura la spiga di Angelo Lippo non vuole essere un bilancio, ma dà conto all’autore e ai suoi lettori di un resoconto vitale e propositivo al di là della cifra poetica altamente lirica e personale, che qualifica il pensiero contemporaneo, che apre spazi di nuova luce, la sua parabola è già iniziata, ai posteri il resto del percorso. La sua penna è un sismografo sulle pagine, una penna essenziale, allusiva, ritmicamente asciutta, pur fermentando una irrequietezza malinconica, il poeta pare un solista di jazz col suo sassofono incalzante, contorto e dal coro si eleva con il riff ossessivo portando la parola e le istanze in un volo di note altre. Credo che l’ode pindarica continua la sua cifra ispirativi nel nostro secolo e Angelo Lippo, poeta moderno, scartando la retorica e l’artificio formale, si ispira alle originarie verità umane e della natura. Ho un sogno che sia ancora la poesia il nostro necessario collante. |
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