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La via della distanza. L'invisibile buio in poesia dal 1969 al 1997

Ecco un libro che trasuda sofferenza, che ha dell’amaro, che parla di dolore-gioia, dell’ineffabilità dell’essere, dell’esistere come seme di vita che vuole (che deve) continuare.. E’ il libro del viaggio di una esistenza che porta in sé il fardello di un antico dolore ma che, coscientemente, lo trasforma in gioia di vivere. Lo sfogo personale in versi chiama la parola poetica a testimone, a testimoniare lo stato di salute del poeta. Un esorcizzare la morte per carpirle il segreto della vita, che non fugge, che è piantata a sentinella dell’esistere. Miranda Clementoni canta un suo personale poema di morte e di vita con accenti misurati alla sua preparazione morale e religiosa per farli divenire attraverso lo scavo continuo, prima del proprio ‘io’ e in seguito della ‘parola’, anima. Parola che è forma e sostanza e alla quale è demandato il compito di soppesare la valenza dei sentimenti e di alleggerire la prepotenza dell’esternazione e farne così poema universale. Ne “La via della distanza” è raccontata in versi ora struggenti ora addolciti dal dolore, la crisi di un essere attraverso le vicende della vita del poeta, che è sempre presente con la sua voce di malìa e la parola che taglia, che trancia; ‘locuta’ che discrimina i passaggi tra la morte e la vita.

Ed è proprio attraverso l’esercizio di queste realtà che si comprende il libro della Clementoni: una raccolta nel tempo che sottolinea L’invisibile buio in poesia dal 1969 al 1997; comprendente anche alcuni inediti. Si leggano i versi dei componimenti “Ombre prossime”, “Le sofferenze della memoria” ed “Esangui memorie”, pròdromi di quel viaggio nella sofferenza e nella speranzosa attesa del poeta. I testi si avvalgono di una parola poetica sempre chiara – così come è lucida la mente e la psiche del poeta – in un contesto di raffinata sensibilità e pudore.

Alla presentazione del libro, nella sala rossa dell’Antico caffè Greco di Roma, si sono alternati nel discorso poetico Gaetana Pace, Alida Sessa (dicitrice dei versi), Dante Maffia e il prefatore Giuseppe Selvaggi. Anna Manna ha coordinato l’incontro al quale ha partecipato il gotha dei poeti romani. Presente anche l’editore “Bastogi” nella persona di Angelo Manuali. Presenze che hanno sottolineato l’importanza del poeta e la assoluta validità della poesia proposta e poi acclamata vivacemente.. Tra i presenti, tanto per citare qualche nome, Maria Luisa Spaziani, Elio Pecora, Elena Clementelli, Lea Cantucci, Renato Civello e Nino Piccione.

Un libro, dunque, da conservare tra i pochi (o i tanti) che dovrebbero costituire la nostra personale biblioteca dell’anima; un libro che va meditato per le valenze intrinseche di un ‘io’ tormentato ma non domato, che ha l’orgoglio e la potenza di non piangersi addosso e di esibire il proprio travaglio interiore con consapevolezza e coscienza attiva. Vita, morte, incertezze, gridi dell’anima, sogni, silenzi, spasimi del cuore si, ma mai ribellione, frustrazione, insofferenza o non accettazione; perché i versi della Clementoni tendono al futuro attraverso la parola-memoria che è soprattutto veicolo, significazione, comunicazione, viaggio poetico.

Le letture hanno compreso: “L’ultima ragnatela”, “Il quasi nulla” e “L’invisibile buio/ custode di uno sterile silenzio/ fu l’infedele di giorni migratori”. E’ l’anima che grida in questo poeta-creatura che scesa all’inferno del proprio dolore sale al paradiso dell’avventura umana e ne fa testimonianza affettuosa attraverso la forte, incisiva, educata parola poetica. Un libro viaggio-memoria-diario-journal di una combattente dura e leale con se stessa, che non demorde e affronta il futuro con lo sguardo fiero e limpido dei vittoriosi. Lei sa di essere una vittoriosa.

Miranda Clementoni quando prende la parola, dopo altre letture, dichiara limpidamente: ‘Ho conosciuto la disperazione più disperante’; ma quale altro disegno era già in lei, allora? Nel passato? Non in nuce, ma ben alto e ardito se ci ha consegnato questo poema di morte creato per la vita, quella che è forza e mistero in noi quando crediamo di essere stati battuti. La Clementoni ha dimostrato anche questo con la sua particolare “Via della distanza” e noi, amici e critici, gliene siamo grati.

Di questo diario esistenziale, di questa poesia nuda, inquietante, misteriosa per i cammini che addita, di superamento dell’io umano che vuol trascendere, cogliamo con l’essenzialità della parola che si fa essenza e corpo, lo spirito che supera ogni morte possibile per incoronarla in un tempio di felicità ritrovata.. Le poesia lette: “L’esistenza”, “Rovi” e “Sopravvivenza” sono sfaccettature del grande desiderio di riportare vittoria partendo da basi di dolore di sofferenza assoluta per giungere alla immarcescibile gioia del vivere. La conferma nei versi di speranza e di attesa dei componimenti poetici: “Dopo l’attesa”, “Omertà” e “Integrazione” che suggella il destino del poeta.
Recensione
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