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Collezione privata
Un viaggio tra la musicalità dei versi e le
immagini e i colori della pittura: questo è il leitmotiv di
Collezione privata,
l'ultimo libro di poesie di Elisabetta Sancino, uscito per i tipi di puntoacapo.
La poetessa dialoga nel libro con secoli di pittura e con opere che vanno dalla
“Madonna dei Cherubini” di Andrea Mantegna al “Cristo risorto” di Lucio Fontana,
da Artemisia Gentileschi a Picasso e Yves Klein – per citarne solo alcuni.
Il volume non avanza secondo un prevedibile, e
tradizionale, procedimento ecdotico; la poetessa elabora bensì emozioni palesi e
sotterranee in un aggancio prensile che giunge a proiettare sviluppi intensi
quanto inattesi. Il suo dialogo con le opere è quindi un'espansione delle opere
stesse, in un percorso di emozioni, sinestesie e destini. Ha scritto Cinzia Demi
nella prefazione:” Diceva Elias Canetti che in letteratura tutto si tiene e, per
analogia, pensiamo di poterlo estendere anche a questa poesia, che mette in
scena i colori e le forme di quadri e sculture cari all'autrice, offrendoci il
suo incondizionato amore per l'arte e per ciò che è capace di tirare fuori da
noi”.
Ne è esempio la poesia ispirata da
Ophelia,
del preraffaellita inglese John Everett Millais: “Mi abbandono ai canali irrigui
/ come Ofelia, ma senza l'argento delle sue vesti /
la sua dolce follia
/ cerco di intonare una filastrocca perduta / nei giorni in cui i seni
sbocciavano / facevo lente bracciate colme di fieno / poi guardavo te il custode
/ dell'orto, del campo senza steccati / sempre intento a frantumare le zolle”.
Oppure i versi sul
Tersicore di Cosmè Tura: “Mi hanno
affibbiato altri nomi / ma io danzo / sollevando i lembi feriti / c'è uno
squarcio al centro / dove la veste svela il segreto”. O ancora
Monochrome bleu,
sui cromatismi del nizzardo Yves Klein: “Vedi il rettangolo saturo e luminoso /
come un cielo immagazzinato nel torace / prima o poi / si sfalderà in
germinazioni silenziose / ma continuerà a splendere”.
L'io lirico dunque
guarda
le “cose”: situazioni, grumi di paesaggio e identità, flussi di emozioni e
pensiero. Questo porgersi lieve quanto ardentemente vivo crea nei componimenti
un percorso lirico e di testimonianza oltre il tempo, dove il canto pronuncia i
passaggi dell'esperienza, dell'empatia e del filo che le rinsalda. La poesia
alterna momenti fortemente pronunciati, dal perentorio battito lirico, con uno
sguardo dialogante con il mondo e con il sé: in quella “vita della forme” (così
s'intitola una delle sezioni) che porge la continua e vitale dialettica tra
sguardo e bellezza.
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Recensione |
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