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Pietra esile
In un percorso letterario che richiama padri illustri quali Dylan Thomas, T. S
Eliot, David Maria Turoldo e Cristina Campo, la veneziana Lucia Guidorizzi canta
in Pietra esile, con leggerezza e profondità a un tempo, le vibrazioni
del pensiero e dell'anima, in una ricerca spirituale vissuta fino al
pellegrinaggio sulle vie di Santiago de Compostela.
La ricerca della poetessa inizia con Venezia, il cui mare indica “mille partenze
/ mille ritorni” e dove “tra sanguinanti splendori bizantini “ferisce il sole /
sciabolata / di fuoco tra le calli / finestre e teofanie / passaggi segreti”.
Procede poi nel cammino di Santiago, sugli insegnamenti della mistica bavarese
Ildegarda di Bingen (1098-1179), attraverso quattro fasi: la nigredo,
zona interiore di smarrimento e angoscia; la viriditas, e l'esperienza
del fluido vitale; l'albedo, con la rinascita della luce; e la rubedo,
il rosso infuocato dell'Amore divino.
Guidorizzi, nel confronto quotidiano con la dimensione più ardua e più luminosa
del sé e nel rapportarsi col divino, coglie questa essenza: “Non sapevo che
sarei diventata / viandante per sempre/... / ogni passo / scandiva una preghiera
/ nel procedere / verso la meta”. I suoi versi portano a riflettere e ad
interrogarsi, lungo i temi del canto, sulla realtà oltre i cinque sensi.
In copertina un disegno d'ispirazione surreale di Pinina Podestà.
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Recensione |
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