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India. Complice il silenzio
il sasso nello stagno
Luca Buonaguidi è, come lo stesso autore scrive nell’introduzione, un diario di
viaggio in versi, un viaggio di cinque mesi (che ho) compiuto da solo e via
terra nel 2013 attraverso Sri Lanka, India, Bhutan, Nepal, Tibet e Kashmir. Una
proposta di incontro tra la letteratura di viaggio e la poesia, in cui i versi
si offrono al servizio della geografia dell’India e dell’anima. Oggi penso
stupisca che un giovane uomo occidentale compia un viaggio in quelle terre care
a qualche generazione precedente; luoghi simbolo di una spiritualità oserei dire
quasi ingombrante nell’era del ‘tutto in piazza’. Eppure Luca Buonaguidi
–
classe 1987 – con questa sua nuova opera ricca in citazioni e spunti, sembra
offrire un’altra scelta proprio al rumore, al ‘troppo’ che circonda questa
nostra epoca vissuta nella comoda culla d’Europa.
Un sottile passaggio di vento, sfiora la lettura, quasi il
sussurro degli stessi luoghi – paesi dai suoni così lontani non solo
geograficamente – citati con la data a margine dei testi, sembra fondersi alla
voce poetica, determinando una molto ben riuscita commistione di sensazioni. Una
pregevole caratteristica dell’intera raccolta poetica è il non cercare di
imporsi, di convincere, di trascinare a sé il lettore, quanto piuttosto lasciare
serenamente che egli intraveda quella che continuo a percepire come
un’alternativa, una differente visione del vivere, piacevolmente esposta in un
non canonico diario di viaggio che affascina fin dai primi versi.
Nel prosieguo della lettura, l’autore sembra acquisire con
il trascorrere dei giorni a contatto con la realtà territoriale che sta
attraversando, una maggior consapevolezza di se stesso, percepibile dal cambio
di tono che la poesia stessa assume e dal significato che la stessa poesia
assume per il suo autore che, da viandante meravigliato appena giunto si fa
abitante del luogo anche di se stesso. Complice il silenzio, come recita il
titolo, e supportato dalla potenza delle letture da cui trae incisivi esergo per
le sue liriche, l’autore diviene consapevole del suo ruolo di scrivente e di
testimone.
Volutamente ho inquadrato la lettura di questo libro
soltanto sulla poesia prodotta dal suo autore, senza rendere altro oltre essa,
per non incorrere in una retorica dei luoghi e delle situazioni che avrebbe
indotto il lettore verso altri lidi. Il tema del viaggio metafora di
spiritualità/interiorità è uno dei pilastri di poesia e letteratura di cui è
consapevole anche lo stesso Luca che, a parer mio, ha saputo ben dosare
esperienza propria ed esperienza mutuata dalla sua passione letteraria.
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Recensione |
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