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Il reale e il possibile

A tutti quelli che / sognano / un’alba infinita

“A tutti quelli che | sognano | un’alba infinita” è dedicata la nuova silloge, fresca d’inchiostro, Il reale e il possibile del poeta pisticcese Giovanni Di Lena. Una finestra che lascia spaziare oltre l’orizzonte tra colorate nuvole liriche, espressioni delle varie raccolte poetiche già conosciute dai tanti estimatori.

Di Lena, con la nuova opera sembra volere aprire un solco che contrasta con le precedenti pubblicazioni Un giorno di libertà del 1989, Non si schiara il cielo del 1994; Il morso della ragione del 1996, Coraggio e debolezza del 2003, Non solo un grido del 2007 (nel Trentennale del proprio percorso poetico). L’Urlo del poeta, sanguigno, diretto, cantore lucano, proietta i propri sentimenti lirici in una nuova dimensione. La stessa titolazione poetica, pertanto, vorrebbe apparire più “balsamica”, “ristoratrice” delle attese e delle speranze, delle aspettative e delle rivoluzioni giovanili di una società connessa ad una realtà sempre più globalizzata. Il tutto, però, è solo una simpatica provocazione poetica.

Di Lena per certi versi è fiducioso, seppure pregno di amarezza, insoddisfazione. Il reale e il possibile diviene (l’impossibile) riposo del poeta, preludio di incursioni di-versi di ‘Terra’ e di ‘Aria’ – le due sezioni della silloge con 47 liriche - che vogliono sbatacchiare, ancor più di prima, un certo status quo. I passi “Ad Enrico Mattei | che credette in un’Italia migliore | ed in una Lucania | più felice” presentano la lirica “Il reale e il possibile” che ha dato, appunto, il titolo alla raccolta edita dalla (“piccola e coraggiosa”) Archivia di Rotondella a gennaio 2011. Il poeta pisticcese vuole dare altresì il proprio contributo al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Un Paese, all’origine con tante realtà e regni separati, divenuto “reale e possibile”. E le liriche di Di Lena sollecitano l’unità dei sentimenti e i sentimenti dell’unità della lotta per il riscatto della propria terra lucana, dell’impegno comune. Il poeta vuole scrollare i più da un certo torpore: “Abbandonata | come una chiesa di campagna | è questa gente insolita |…” (“Nel petto”); “Sono ancora lì | con le mani in tasca | in Via del corso numero tre. | Non aspettano l’autobus | né la ragazza: | stanno lì, | impalati, | ad attendere che passi la morte | a prenderli sottobraccio” (in “Via del Corso”). Una rosa, raffigurata ad acquerello dal pittore marconense Pietro Martino, sulla copertina de “Il reale e il possibile”, esprime i fronti vellutato e spinoso della vita. La fine dolcezza cromatica vorrebbe (chiaramente) stemperare i pensieri di Di Lena. “Non abbiamo parole | da scambiarci. | Un silenzio assordante | ci stringe il cuore. | Ingannate | da mille promesse, | le nostre attese | – come acque reflue – | sfociano nel fiume” (“Stasi in Valbasento”). Ancora una volta il cinquantaduenne poeta-metalmeccanico va oltre “Non solo un grido”. E’ uno tsunami per certe refrattarie coscienze… “(…) non c’è più acqua pulita | per lavarci le mani”. I pensieri tornano a dare fiamma al focolare domestico: “Mia madre | indossa sempre | i soliti vestiti. | Non so se | per rispetto, | per amore o | per fedeltà alla memoria. | Io ho cambiato | cinquanta cravatte | e non so ancora | quale indossare, | stasera”

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