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Il reale e il possibile
Si potranno mai trovare delle risposte ad interrogativi che riguardano l'essenza
più profonda dell'uomo, di un'esistenza vissuta spesso in una dimensione che non
ci appartiene, in un mondo sempre più globalizzato e confuso dal trasformismo?
Una serie di interrogativi che Giovanni Di Lena, scrittore nato a Pisticci (Matera),
racchiude in una raccolta di poesie Il reale e il possibile, che oscilla tra la concretezza della quotidianità, il ricordo del
passato, la voglia di trovare nel dolore un punto di inizio, di non dimenticare
chi non c'è più, e la ricerca di un rifugio.
Quello
che poi si trova nella semplicità della natura incontaminata e nei versi che nascono dall'esigenza di
comunicare con il mondo esterno per non chiudersi in se stessi. Molto più di un
libro, dunque. Una risposta che oscilla — come suggerisce il titolo — tra reale
e possibile, tra terra e aria.
E terra e aria sono proprio le due sezioni in cui si divide l'opera letteraria.
Alle domande che Di Lena si pone con sguardo disilluso su un mondo
insofferente, risponde il ricordo dell'infanzia, di una madre che ogni sera
aspetta il proprio figlio, delle tradizioni, di una piazza, la semplicità del
Natale, la liberta della poesia.
Un popolo che vive il progresso in maniera
frenetica e si lascia plasmare su immagine e somiglianza della società, che
non ha il coraggio di distaccarsi e costruire qualcosa di solido, coscienze
sempre più incerte e meno libere, in un universo sbagliato e segnato da
conflitti.
Un popolo che tende a perdersi per strada, tra tentazioni e verità nascoste. Ed
è
per questo che l'autore non vuole sentirsi "in comproprietà con le cose che non
gli appartengono", ma cerca di ritrovare in sé stesso, nella propria dignità e
nelle cose più autentiche il senso di un'intera esistenza. Lontano da uomini
che,
allontanandosi dalle loro menti. finiscono per tradire se stessi.
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Recensione |
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