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Il poeta di Tursi
Il 15 marzo 1995 moriva a Roma Albino Pierro, uno dei
poeti più significativi del Secondo Novecento italiano, delle cui opere si era
continuata a occupare la maggiore critica non solo italiana, dedicando
all'Autore persino convegni. Nel 1992 una laurea honoris causa conferitagli
dall'Università di Basilea, sembrava addirittura il segnale preludente
l'attribuzione del Nobel al poeta tursitano. Ma le cose sono cambiate dopo la
sua morte. "Ora sulla sua opera sembra calato il silenzio", scrive Emerico
Giachery nel primo capitolo del recente Albino Pierro grande lirico, edito da
Genesi. "Popolare, a dire il vero, Pierro non fu mai,
neppure tra il pubblico dei lettori di poesia, a volte scoraggiati dal suo
impervio dialetto, ma molti studiosi illustri e meno illustri, non soltanto
italiani, si occuparono di lui con saggi impegnativi (...)", continua
Giachery. Ed è una premessa, questa dell'eminente studioso, saggista e
cattedratico romano, che sembra sollecitare e auspicare la ripresa delle
attenzioni verso Pierro, almeno da quanti avendo dimostrato entusiastici
interessi verso l'opera del poeta quando era vivente, si pensa possano e
debbano continuare a stimolare altrettanto tra le nuove generazioni degli
Accademici stessi e degli addetti ai lavori in generale. Il libro di Giachery
esempla il modulo di una rivisitazione che scandaglia a 360 gradi tanto nelle
opere quanto sulla complessa figura di Albino Pierro. E diviso in due parti,
la prima comprende sette capitoli con altrettanti saggi, la seconda propone
una scelta di poesie (a mo' di antologia), espunte dai libri pubblicati da
Pierro tra il 1967 e il 1982 presso Laterza, Garzanti e Scheiwiller. A
suggello dei saggi e della breve crestomazia, Giachery ha inserito una poesia
di Alberto Frattini "Omaggio al poeta di Tursi". Un particolare che noi
cogliamo come segnale significativo da aggiungere agli altri messaggi morali
presenti nei due capitoli, iniziale e finale, del libro stesso. "Albino
Pierro aveva espresso più volte il desiderio di vedere raccolti in unico
volume i miei scritti su di lui, decido di accontentarlo mettendo insieme gli
scritti che considero più significativi. Una venticinquennale amicizia mi ha
consentito di tentare, a chiusura di questo piccolo libro, un abbozzo di
ritratto, con la speranza di lasciare traccia anche di una presenza umana
davvero singolare e piena di carattere (...)".
"Un omaggio dovuto", – primo capitolo del saggio di
Giachery – e "Poeta a tempo pieno" – capitolo finale –, stanno come a
introdurre e ricompendiare tutto Pierro: il poeta e le sue scelte, le sue
ansie creative, i motivi profondi della coerenza col dialetto, i contenuti e
le svolte, la poetica tout court, da una parte, e l'uomo in tutta la sua
dimensione di amico, di persona riservatissima di poche relazioni pubbliche,
di complicato interlocutore etc. Unione di elementi fondamentali che fanno del
saggio stesso uno strumento scientifico definitivo e altrettanto definitorio
della personalità del "Grande lirico di Tursi". Sembra, in altre parole, di
poter confermare che Giachery abbia scelto di collocare nella parte centrale
del libro i cinque suoi studi autonomi e convergenti a completare un quadro
esaustivo e che abbia progettato e attuato, attraverso i già citati capitoli
di chiusura e apertura la chiave di lettura dell'universo pierriano. Una
struttura saggistica che esalta l'esito della coerente ricerca scientifica
dell'eminente studioso e cattedratico, il quale ha voluto aggiungere ai
riferimenti tecnici delle proprie magistrali analisi una forte nota di calore
umano a elemento aere perennius, indispensabile al momento di valorizzare in
modo irripetibile ogni grande testimonianza.
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Recensione |
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