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Abrapalabra

Si potrebbe considerare l’opera d Battistella all’interno del genere, individuando quindi la sua scrittura sotto la forma aforistica. In parte tale definizione andrebbe sicuramente a coprire la natura delle brevi illuminazioni offerte in questo volume. Allo stesso tempo si perderebbero alcune peculiarità sulle quali, invece, merita soffermarsi.

In primo luogo si deve sottolineare una motivazione alla scrittura chiaramente percepibile e che, rispetto a quanto accade per l’aforisma, non mira a sentenziare, bensì a provocare o dissestare il linguaggio, attraverso giochi retorici, tra cui l’anagramma: “Le operette morali / le perette rettali”.

Ancora, il meccanismo di produzione della scrittura si affina laddove la valenza polisemantica di alcuni termini consente lapsus e nonsense: “Nel periodo dei saldi / si trovano epiloghi scontati” o “Ho perso il filo del discorso. / Era infilato nell’ago del pagliaio”.

In altri casi riferimenti meta-culturali producono effetti puramente comici: “Se ti scavi la fossa / ci trovi il formaggio DOP” e anche “Ortaggi Km. Zero / full optional”.

Volendo rilevare una dinamica o struttura comune alle numerose e diverse piccole folgorazioni che possono colpire il lettore nello sfogliare “Abrapalabra”, possiamo notare un primo blocco concettuale costituito dalla ricerca o casuale ritrovamento di un input verbale/culturale di partenza. In seconda battuta, come ulteriore blocco concettuale viene elaborata una conseguenza antitetica o distorta rispetto al significato consueto e/o esatto assegnato al primo blocco. Infine, la sintesi dei due blocchi produce un effetto straniante, a volte assurdo, a volte comico, altre volte ancora sottilmente cinico.

Recensione
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