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Alessia e Mirta
Alessia e
Mirta, e per esse tutte le donne-simbolo che possono essere evocate nella storia
della poesia, vengono a rappresentare una presenza reale, quotidiana, intima, ma
anche una donna angelicata, trascendente presenza. In un distico la compresenza
dei due toni: “I desideri nell’inverarsi / (oggi ha fatto l’amore due volte).”.
L’autore
non ha pudore di osservare il corpo e tuttavia di superare con il linguaggio il
dato reale. La ricchezza di immagini trasfigura anche il più banale degli
eventi, come un viaggio aereo di Alessia: “Scia bianca campita / nell’azzurro
del cielo / storia infinita (nell’anima / l’abetaia e gli albereti). / S’inalvea
un pensiero / di gioia multiforme / (sono viva e non mi lascia).”. E anche
quando l’eros campeggia senza infingimenti, assistiamo ad un piano sequenza
degno di un maestro: “Alessia entra leggera nella / stanza, si spoglia e fa
l’amore / con Giovanni secondo natura, / spera che il preservativo / non si
rompa, nello scorgere / da finestravisore l’azzurrità / tanto forte da turbarla.
/ Poi ha l’orgasmo e dice: / non lasciarmi!!!”.
Se Alessia
è epifania dell’amore più pieno e vitale, Mirta è l’amore osservato da una
distanza dovuta ad un distacco traumatico (viene richiamato l’evento morte - il
suicidio della donna - come fosse un rituale di espiazione e liberazione dal
dolore). La possibilità di un dialogo oltre la dimensione reale richiama alla
memoria il Montale di Xenia: “Poco rimane, / la rivista con la tua
grafia bella / e il pacchetto da te toccato / nel cassetto ma, Mirta, ti sento /
ancora viva mentre scrivo / e affido al mare del web il messaggio / per te ti
voglio bene.”.
Si
incontreranno le due donne? La poesia può anche questo, nel segno del colore che
per antonomasia rappresenta la pace, quasi a significare il raggiungimento di
una coincidentia oppositorum: “Sottesa Alessia ragazza al blu / di un
cielo serico nell’apparire / Mirta nel fondale di una via / deserta […]”.
Ecco che, a fine lettura, si apre la possibilità di ricominciare dalla prima
pagina sotto altra lente. Che fosse filosofia in forma di verso?
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Recensione |
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