Dopo il passo leggiadro
dell’estate
La poetica di Mara Vitale Santoni si contraddistingue per
uno stile raffinato e curato, in cui si riscontrano gli echi di un un
classicismo mai sopito, riproposto con rinnovato vigore e ricerca.
“Come oggetti scheggiati
| continuiamo a calcare | altre
impronte sui sentieri | tra la nebbia che incalza | e più ci annulla | le sbiadite
sembianze del ricordo”: in questo passaggio si rappresenta chiaramente la
limpida lirica dell’autrice, e il significato più profondo legato ai testi della
raccolta. Ricordo e annullamento, percezione e impronta, immaginario e realtà
sono binomi che racchiudono il mistero dell’esistenza e la necessità di
sopravvivere alla caducità delle cose, nonostante tutto.
Mara Vitale Santoni traduce nei suoi versi la vastità di un
messaggio di speranza che accoglie e spiega all’umanità tutta la pressante
oppressione della perdita e il riscatto perenne della continua ricerca,
riproducendo nuove mappe di senso e significato; la morte si rapprende attorno
alle parole, indietreggiando alla comparsa di quella memoria che ne miete
l’oscura presenza di definitivo annientamento.
“E ci teniamo accanto le presenze | di un passato che
torna” dice l’autrice, un altro modo per indicare al lettore il corso e
ricorso non solo della Storia, ma anche di un quotidiano che incessantemente
ritorna a far dubitare perfino della ineluttabilità della propria sorte.
Una lirica, quella di Mara Vitale Santoni, particolarmente
ricca di metafore e accostamenti, mai incline alla vuota retorica e degna di
successive letture che ne scoprano di volta in volta le molteplici chiavi
interpretative.
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