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Foglie

Mi ha nutrito il cielo / e l’acqua di sorgente / lontano / dove acero ebano e abete / eseguono accordi / con tutta la natura: mi piace iniziare la recensione a questa silloge con gli stessi versi di Mariagrazia Carraroli.

Versi che sintetizzano mirabilmente la poetica dell'autrice, sospesa tra un immaginario forte e una interiorità in dialogo continuo con la natura. In queste parole viene espressa infatti la vivida presenza della natura come matrice di vita e di esperienza, autrice di emozioni e distacchi che si interfacciano con il percorso esistenziale di Maria Grazia Carraroli.

La poetessa scrive con uno stile immaginifico insieme delicato e forte, che traduce nei testi in modo maturo e raccolto, seguendo un ritmo interiore contrappunto ideale del paesaggio che descrive. Di particolare evidenza è la raffinatezza delle immagini e la capacità di tradurre il mondo circostante in una sintesi che ne descrive sia la sua bellezza e insieme la sua caducità.

Caducità che è la stessa della vita umana e che rende evidente la compenetrazione ideale che si compie tra autrice e il “creato”.

L’interiorità della poetessa diventa parte della natura circostante, un elemento compenetrato in esso e non solo osservatore; si fa complice e compagna, la scruta e la disegna attraverso la sua opera poetica.

Nel libro “Foglie” la stessa autrice racconta nel prologo alla sua opera di considerare l'elemento boschivo un rifugio dell'anima. Consiglia proprio all'autore di sfogliare il suo testo come se le pagine fossero foglie di un albero “che si incontra, si guarda, magari si ammira”, sapendo però che tutta la sua bellezza è frutto di ciò che è nascosto e protetto dalla terra: le radici. L'invito dell'autrice è quindi quello di scrutare più a fondo il mondo circostante e anche di svelare meglio quei piccoli miracoli che appaiono ogni giorno attorno a noi, per riuscire ancora ad esserne affascinati e rapiti.

Appena l’ultimo lume del crepuscolo / È ingoiato dal sipario della notte / Ardenti occhi s’aprono in cielo

A spalancare di stupore i nostri: è proprio il nostro sguardo che può dare a ciò che ci circonda un altro significato e allo stesso tempo può permetterci anche di guardare meglio dentro noi stessi. Anche dove si annida il buio è possibile gettare sempre lo sguardo e continuare a scoprire e ad essere stupiti.

La condizione umana è sospesa tra incanto e disillusione, tra solitudine e scoperta.

Lo traduce l'autrice in pochi versi: Noi / come foglia. / in bilico fra orfanezza di ramo / e fiducioso abbraccio / di radice

In questo libro il lettore sarà quindi invitato a scoprire e a riscoprirsi cogliendo l’occasione di percepire attraverso questa poetica anche la propria interiorità. Proprio come si creano sensazioni quando tocchiamo un albero, percepiamo la superficie di una foglia, potremo allo stesso modo toccare e percepire questa poesia fisica e intensa, sicuramente avvolgente.

Recensione
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