I dolci inganni
Un “paesaggio onirico” di grande
densità e intensità espressiva, come indica Fulvio Castellani nella prefazione,
pervade le liriche della raccolta di Elisa Sala, intitolata “i dolci inganni”
come dolce ma decisa è la sua propensione alla lirica e alla parola. Attesa,
fatalità ricordo, sono solo alcuni dei temi che Elisa Sala affronta nella sua
scrittura, tesa ad affermare una rinascita espressiva più forte della caducità
delle cose umane e della ineluttabilità del tempo.
“imprigionai
con ragnatele di note | nuvole pazze | – grovigli di piume – | che rincorrevano
il tempo | e fermai il
mondo”: la memoria è una ricchezza, la mente e i suoi voli superano confini
solo apparentemente invalicabili, porgendo possibilità infinite alla
dispiegazione del senso.
L’io lirico di Elisa Sala,
benignamente delicato e dolce nella raffinata composizione del proprio
immaginario poetico, conduce il lettore lungo un viaggio condotto attraverso
paesaggi dove ogni inganno è svelato nella ricerca di una verità comunque
tangibile e non solo ideale irraggiungibile nell’esistente.
“Il mondo dei ladri non mi
appartiene” , ci dice l’autrice, parafrasando simbolicamente il proprio
approccio alla vita, alla storia e alla poesia stessa; pure lei riesce a
cogliere aspetti “rubati” al quotidiano, condendo a loro il respiro
dell’infinito, tanto che la stessa realtà ci appare illusoria, rispetto
all’illusione stessa, vero motore dell’essere.
Così si assiste ad un
rinnovamento che la mente mantiene miracolosamente perenne, alla ricerca di un
fine ultimo che si materializza nell’esperienza stessa del vivere: “E
noi del miserere | grandi compositori | dilatiamo l’attimo | alla vibrazione di
un diapason | e creiamo nel primo giorno | una nuova avventura”.
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